Il Corriere della Sera - 12.05.98

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Dopo le frasi del presidente della Repubblica

Caso Moro, la procura: «Nessun livello occulto»

Vecchione: «Non ci sono prove». Altre indagini sul Lago della Duchessa

Giuliano Gallo

ROMA - Fino a questo punto non ci sono prove che la responsabilità del caso Moro «possa essere fatta risalire a livelli occulti». La precisazione viene dal procuratore capo di Roma, Salvatore Vecchione. E sembra voler smentire il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che due giorni fa aveva parlato di «intelligenze occulte» dietro il sequestro del presidente dc. Anche se, come precisa Vecchione, la Procura di Roma sta indagando ancora. Perché il caso Moro è una ferita ancora aperta. Il New York Times lo definiva ieri «un trauma nazionale, che ha segnato la fine dell'innocenza per la generazione del dopoguerra e una cospirazione oscura ancora non svelata».

Quindi messaggi forti come quello di Scalfaro, un dibattito che si riaccende di continuo, ma anche l'oscuro e difficile lavoro dei magistrati. Alle prese con indagini che si riaprono per l'ennesima volta: adesso, oltre a ripercorrere la storia degli appartamenti di via Gradoli, i sostituti Franco Ionta e Piero De Crescenzo stanno lavorando anche su un altro grande mistero: il lago della Duchessa. Il falso comunicato numero 7, che annunciava la morte di Moro e la sua sepoltura nei «fondali limacciosi» del lago della Duchessa, era infatti opera di Toni Chicchiarelli. Falsario, rapinatore ma anche uomo dei servizi segreti e della banda della Magliana. E quel volantino era stato fatto ritrovare il 18 aprile, lo stesso giorno della scoperta della base br di via Gradoli.

Ma c'è anche un altro elemento, a collegare via Gradoli con il lago seminascosto fra le montagne abruzzesi: la testimonianza dell'ex capitano del Sid Antonio Labruna. Come ricorda Sergio Flamigni nel libro, «Convergenze parallele», Labruna era stato avvertito - pochi giorni dopo il sequestro - da un suo informatore (Benito Puccinelli, all'epoca presidente dell'organizzazione cattolica International Opus Christi) che bisognava intervenire in via Gradoli, «perché a via Gradoli c'è chi ha rapito Moro». Ma, secondo Labruna, Puccinelli aveva aggiunto anche altro: «Quasi di fronte alla base br c'è un garage con un'antenna che serve per trasmettere, mediante un ponte radio che si trova nella zona del lago della Duchessa». L'ipotesi che Moretti e gli altri membri della direzione strategica si tenessero in contatto via radio non è una cosa da fantascienza, come potrebbe sembrare: la magistratura se n'era già occupata.

Ma i misteri di via Gradoli sono legati soprattutto alla presenza nella strada di numerosi appartamenti intestati a società legate al Sisde. Nel suo libro Flamigni ricostruisce minuziosamente i passaggi e gli intrecci attraverso i quali è possibile collegare diversi amministratori di società immobiliari, proprietarie di appartamenti in via Gradoli, con altre società usate come «copertura» dal Sisde. Anche se Riccardo Malpica - che del Sisde è stato direttore, e che a causa del Sisde è finito nei guai con la giustizia - giura di non saperne niente: «Quando diventai direttore, nessuno mi informò che il servizio possedeva appartamenti in zona».

Se il procuratore Vecchione - basandosi sui risultati delle indagini - ridimensiona le parole di Scalfaro, il presidente della commissione Stragi Giovanni Pellegrino ammette di condividerle in gran parte. Secondo Pellegrino «basterebbe fare un po' di filologia: Scalfaro è un ex ministro dell'Interno. Se parla di "intelligenze" fa riferimento all'"intelligence". Quindi sono i servizi segreti italiani, con vertici piduisti. Alla commissione Stragi molta gente importante è venuta a dirci che la P2 era anche un circolo di oltranzismo atlantico, era un terminale del servizio segreto americano». Più cauto sulla necessità, invocata da più parti, di aprire tutti gli archivi è invece Franco Frattini, presidente della Commissione di controllo sui servizi: «L'unica cosa che non si può fare è rivelare i nomi degli informatori della polizia o del servizio in anni che sono molto recenti. Ricordiamoci che all'estero ci sono latitanti delle Br, che potrebbero ancora in qualche modo operare. O peggio ancora colpire».

 

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