Il Manifesto - 12.05.98
MISTERI ITALIANI CASO MORO
La procura di Roma smentisce Scalfaro. Ma Pellegrino, commissione stragi, accusa la Cia
- G. P. - ROMA
G iorgio Bocca li definisce "mitomani che campano di misteri", il New York Times parla di un "anniversario segnato da un'orgia di rimuginazioni nazionali" e paragona l'omicidio di Aldo Moro a quello di John Fitzgerald Kennedy. Due ossessioni senza fine, rinfocolate via via da supposizioni, allusioni o false rivelazioni. Con la differenza che della sparatoria di Dallas sappiamo in effetti poco o nulla, e che in Italia, a riaprire il caso Moro, è stato nientemeno che il presidente della Repubblica. Provocando un piccolo teremoto istituzionale, visto che a smentirlo è scesa in campo ieri la procura di Roma.
"Le indagini sul sequestro Moro non legittimano argomentazioni idonee a sostenere che la responsabilità dei delitti possa essere fatta risalire a 'livelli occulti' - recita infatti la dura nota di Salvatore Vecchione - Ovvero a livelli diversi da quelli risultanti dai procedimenti penali". Il procuratore capo, ovviamente, non fa il nome di Oscar Luigi Scalfaro, ma il tono non ammette repliche. E a quanto si sa è piaciuto ben poco al Quirinale. Il presidente, si fa notare, ha lavorato giorni e giorni a quel discorso, e non ha certo preso a cuor leggero la decisione di riaprire questioni su cui, lui stesso, aveva per vent'anni mantenuto il silenzio. Quella delle "intelligenze" che avrebbero agito dietro le Brigate rosse, così come quella (politicamente piu' dirompente, e forse per questo rimasta senza seguito) della possibilità di una trattativa che avrebbe salvato la vita di Aldo Moro.
Per evitare un conflitto con la procura di Roma, ieri dal Colle non è arrivato nessun commento alla nota di Vecchione. Ma non è detto che Scalfaro mantenga il silenzio anche nei prossimi giorni. Anche perché c'è già chi, come il forzista Manca, chiede la sua convocazione davanti alla commissione stragi. O, in subordine (questa volta la proposta è del verde De Luca), un faccia a faccia tra Giulio Andreotti e Francesco Cossiga, a suo tempo presidente del consiglio e ministro degli interni. Del resto uno dei primi a ritenere più che fondate le "rivelazioni" del Quirinale è proprio il presidente della commissione parlamentare sulle stragi. Anzi, Giovanni Pellegrino si è premurato ieri di chiarire il senso delle parole di Scalfaro.
"Chi parla è un ex ministro degli Interni, se parla di 'intelligenze' fa riferimento all'intelligence - ha detto ai microfoni di Italia Radio - Quindi si tratta dei servizi segreti italiani e dei loro vertici piduisti". Aggiungendo che "molta gente importante" ha riferito in commissione sui legami tra la P2 di Licio Gelli e i servizi segreti americani. Interpretazione legittima, avvallata magari da un colloquio con l'inquilino del Quirinale? Niente affatto, anzi Pellegrino dice infastidito che la sua commissione "è più avanti di quel che ha detto Scalfaro". Perché, o su quali punti, non si sa. Così come non sapremo, a meno che il presidente della repubblica non romperà il silenzio, se davvero si debba riaprire il caso Moro.