Il Manifesto - 23.04.98

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"Peppe", "Peppa" e la Honda fantasma di via Fani

- A. CO. - ROMA

Lui lo chiamavano "Peppe", lei "Peppa". Militavano in autonomia, nel circolo Mario Salvi attivo a Roma nord nei tardi anni '70. Raimondo Etro, brigatista arrestato di recente, ricorda di averli visti una sera dalle parti del ristorante "La sora Assunta". Proprio dove, il giorno dopo l'avvistamento, fu ucciso Mario Amato mentre cenava a fianco dell'amico Domenico Velluto, l'agente che aveva ucciso Mario Salvi, il vero bersaglio della sparatoria dalla quale invece uscì indenne.

Aver visto due autonomi vicini a una pizzeria sembra un po' poco per indicarli come autori di un omicidio? Macché. Al contrario, partendo da tanta base il giudice Antonio Marini, un professionista dell'antiterrorismo nel senso che al termine dava Leonardo Sciascia, intravede addirittura la possibilità di piazzare i "Peppi" sulla leggendaria Honda rossa che si sarebbe trovata in via Fani il giorno del rapimento Moro. La notizia è uscita ieri sul Messaggero, accompagnata da una seconda informazione. I sospetti, a piede libero, sono controllati da presso. Il pm deve accontentarsi di tallonarli senza intervenire. Al momento, avrebbe confessato lui stesso, potrebbe tutt'alpiù convocarli e poi licenziarli senza ulteriori conseguenze. Di prove non ce n'è una. Di indizi credibili neppure. Così pare che il povero Marini sia inviperito con il quotidiano romano, colpevole di avergli "bruciato la pista".

Sempre che di pista si possa parlare, ed è assai dubbio. All'origine di tutto ci sono le sibilline parole che Rita Algranati, allora moglie di Alessio Casimirri, presente in via Fani nella veste di vedetta, avrebbe detto allo stesso Etro: "Poi sono passati in moto due cretini". (Ma forse la formula precisa era "i due cretini", Etro non ricorda). L'articoletto fa la differenza. Senza, i motociclisti diventano due passanti qualsiasi. In caso contrario eccoli trasformati in due brigatisti piombati in via Fani senza essere stati convocati dall'organizzazione, secondo la bizzarra ipotesi che va per la maggiore fra gli inquirenti.

Passi la moto fantasma, passino i curiosetti che piombano in mezzo a una sparatoria per diletto. Ma perché dovebbero essere proprio i due autonomi in questione? Per il momento è un mistero. L'ipotesi più probabile è che a indicarli sia stato Etro, che tuttavia, data la rigida compartimentazione brigatista, non si capisce come lo avrebbe saputo. Risposta ovvia: da voci. Non meglio definite. Incontrollate e incontrollabili, come quella messa in giro dal solito Etro sull'omicidio Calabresi, poi smentita da quel Casimirri indicato da Etro come fonte (peraltro a sua volta indiretta).

Altrettanto farsesca ma più temibile la faccenda Amato. Gli autori di quell'omicidio non sono mai stati individuati e la possibilità che una voce basti a far finire qualcuno nel mirino della Digos è tutt'altro che peregrina. Ma persino per i professionisti dell'antiterrorismo e per la Digos l'aver visto due persone vicine al luogo di un futuro omicidio è un po' poco.

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