Il Messaggero - 17.03.98

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IL MAGISTRATO

Il pm: troppi misteri, Moretti deve parlare

di FIORENZA SARZANINI

ROMA - «Sono trascorsi vent’anni, adesso Mario Moretti deve decidersi a parlare. Deve finalmente dire quello che sa sul sequestro e sulla morte di Aldo Moro». Antonio Marini, pubblico ministero in tutti i processi sull’omicidio dello statista democristiano, torna a insistere sulla necessità che uno dei capi storici delle Brigate Rosse sveli quei misteri che ancora segnano la ricerca della verità su quella vicenda.

Qual è il primo punto oscuro?

«L’identità dei due uomini che la mattina del 16 marzo erano in via Fani a bordo di una moto Honda».

Appena ieri anche Adriana Faranda lo ha smentito.

«Noi sappiamo invece con certezza che c’erano e che uno di loro ha anche sparato. Lo dicono tre testimoni: un medico, un professionista e un poliziotto. Non avrebbero avuto alcun motivo per mentire».

Il secondo mistero?

«Il covo di via Gradoli. Fu scoperto lo stesso giorno, il 18 aprile del 1978, in cui fu fatto ritrovare il messaggio numero 7, poi rivelatosi falso, secondo cui il cadavere di Aldo Moro era stato buttato nel lago della Duchessa. Difficile che si tratti di una coincidenza e dunque c’è il dubbio più che fondato che ci sia stata la volontà da parte di qualcuno di farci arrivare in quel luogo. Moretti sa certamente di chi si trattava e soprattutto perchè mise gli inquirenti sulla pista giusta».

E i componenti del comitato esecutivo?

«Questo è certamente l’altro grande interrogativo rimasto senza risposta. Sappiamo che Moretti teneva i contatti con questo organismo, ma non sappiamo ancora chi ne facesse davvero parte. Scoprirlo sarebbe decisivo per sapere chi e perchè decise che Aldo Moro dovesse essere ucciso proprio quando nella trattativa tra le Br e lo Stato si era aperto uno spiraglio».

Soltanto questo?

«Assolutamente no visto che i componenti del comitato potrebbero anche dire perchè scelsero proprio Aldo Moro, perchè lo sequestrarono il 16 marzo, giorno di presentazione del nuovo governo, e perchè uccisero i cinque uomini della scorta quando il primo piano messo a punto prevedeva il rapimento all’interno della chiesa di Santa Chiara, senza altre vittime».

Passiamo al quarto mistero.

«Anche in questo caso Moretti è l’unico a conoscere la verità. È l’unico che può dire dov’è finito il memoriale originale di Aldo Moro. In tutte le copie che sono state ritrovate mancano delle parti. Nessuno può credere davvero che Moretti abbia distrutto le pagine autentiche».

E le lettere?

«Quelle dovrebbero essere tutte, anche se non sappiamo se ci fosse un ”canale di ritorno”. In una missiva inviata a Don Mennini lo statista scrisse: ”Vieni qui che ti devo consegnare un pacchetto”. Questo ci fa pensare che qualcuno possa essere stato autorizzato dai brigatisti a entrare nella prigione».

Secondo il presidente della camera Luciano Violante, Moro poteva essere salvato. Lei è d’accordo?

«Sì, sono d’accordo. Si poteva salvare sia intervenendo più efficacemente a livello investigativo, sia cedendo qualcosa rispetto alla linea della fermezza».

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