Il Messaggero - 23.04.98
DELITTO MORO
Via Fani, identificati i due sulla moto
Erano impegnati a sbarrare la strada. E nel 77 avrebbero ucciso un giovane in un ristorante
ROMA - Antonio Marini, il pubblico ministero che indaga ancora sul caso Moro, li cercava da ventanni. Forse li ha trovati adesso, alla vigilia di assumere un nuovo incarico alla Procura Generale di Roma e lasciare tutte le sue inchieste di piazzale Clodio. Sono i due brigatisti che la mattina di via Fani, quel 16 marzo 78, arrivarono su una moto Honda a sbarrare la strada per tutto il tempo dellagguato, alle spalle della Fiat 130 dellonorevole Aldo Moro e della blindata con la sua scorta.
Il magistrato non conferma nulla, ma i nomi dei due sarebbero in un rapporto della Digos appena recapitato al suo ufficio. Si tratterebbe di un uomo e di una donna, tuttora liberi e residenti a Roma. I due sarebbero sotto osservazione da parte della Digos ma non sarebbero ancora stati fermati. Per il momento, dal severo segreto istruttorio, trapelano solo i nomi di battaglia che usavano negli anni Settanta: Peppe e Peppa. Ad accendere i riflettori su di loro, poco più di un mese fa, era stato Raimondo Etro, uno dei brigatisti che partecipò alle fasi preparatorie del sequestro Moro. Di Peppe e Peppa si parla nel verbale reso da Etro ai pubblici ministeri Ionta e Marini il sei marzo scorso. In quelloccasione, Etro indica i due come possibili esecutori di un altro delitto, avvenuto l8 luglio 77. Ecco uno stralcio del verbale: «...a questo punto intendo riferire spontaneamente un altro episodio relativo ai miei rapporti con Rita Algranati: il giorno prima in cui è avvenuto lattentato a Velluto, nel corso del quel perse la vita un suo amico che era seduto accanto a lui nel ristorante dove mangiavano, io e Rita Algranati durante un sopralluogo incrociammo due militanti del Comitato proletario zona Nord che conoscevamo con i nomi di Peppe e Peppa, che provenivano dal vicolo nel quale era sito il ristorante presso il quale poi avvenne lattentato di cui sopra. Dopo che eravamo venuti a sapere di questo attentato ricollegammo lepisodio dellincontro con Peppe e Peppa a quellattentato, nel senso che pensammo che lattentato era stato fatto dal Comitato proletario Zona Nord. Voglio precisare che il Comitato era una delle sedi del Collettivo di via del Volsci di cui abbiamo fatto parte sia io che Casimirri, Algranati, Ghignoni, Pera, Di Gioia, e Colongioli prima di entrare nelle Brigate Rosse...». Il racconto di riferisce allattentato in cui perse la vita Mauro Amato, 21 anni, amico dellagente di custodia Domenico Velluto. I due, quella sera erano a cena al ristorante Sora Assunta, insieme ad altre persone. Un terrorista entrò a volto scoperto e fece fuoco sulla persona sbagliata: lobbiettivo era lagente Velluto, indicato come responsabile della morte di un giovane di sinistra, Mario Salvi, anche lui 21 anni, ucciso con un colpo di pistola alla testa durante una manifestazione.
Da quelle dichiarazioni di Etro, gli agenti della Digos sono ripartiti alla caccia degli ultimi due sicari di via Fani rimasti finora nellombra. Sono stati risentiti tutti i testimoni possibili, compreso quellingegnere che la mattina del sequestro Moro fu bloccato con una raffica di mitra partita dalla moto Honda, proprio mentre imboccava via Fani. Alla fine, i risultati sono finiti in un rapporto che nei giorni scorsi è arrivato in Procura. Per Antonio Marini è loccasione per chiudere definitivamente con il caso Moro, ma lui preferisce andarci con i piedi di piombo: «Non posso dire nulla, non confermo nulla». Eppure, in gran segreto, nei prossimi giorni dovrebbero essere ascoltati i due vecchi leader delle bierre, Valerio Morucci e Adriana Faranda. Da loro, che usufruiscono di permessi premio e altre agevolazioni carcerarie, gli investigatori si attendono più collaborazione di quanta ne hanno data finora. Adesso, di fronte al nuovo rapporto della Digos con i veri nomi di Peppe e Peppa, non potranno continuare a dire che a via Fani, sulla moto Honda, cerano solo «due cretini».
M. Mart.