La Repubblica - 12.05.98
Santiapichi: nei processi fu esaminato ogni dettaglio
Il presidente di tre dei cinque dibattimenti sull'omicido
di SILVANA MAZZOCCHI
ROMA - "Credo che l'invito ad approfondire il caso Moro sia molto saggio... ma, sinceramente, non vedo quale strada si possa percorrere, almeno in mancanza di elementi concreti. I misteri del caso Moro? Io non dico che non ci siano, però sono un giudice e per me valgono le sentenze. Il fatto è che la verità processuale è solo una verità verosimile". E' cauto e insieme amaro Severino Santiapichi, il giudice che ha presieduto tre dei cinque processi per la strage di via Fani. Adesso è procuratore generale a Perugia. "Il delitto Moro", sottolinea "è stato lacerante. Ha interrotto una linea politica fondamentale per il nostro Paese e per questo continua a pesare sulle coscienze di tutti".
Lei è stato il giudice della strage di via Fani. Crede che ci sia ancora molto da scoprire?
"Noi abbiamo cercato di ricostruire il percorso ideologico delle Brigate rosse, abbiamo dato attenzione ai fatti e a ciò che c'era dietro ed abbiamo considerato anche le sfumature più minute. Ma, nei processi, la verità risulta dalle fonti e quindi non può che essere relativa".
Scalfaro ha detto che non è stata fatta chiarezza sui mandanti, Andreotti chiede di riaprire il caso. Lei che ne pensa?
"Che sarebbe bene fugare ogni sospetto, anche nell'interesse di tutti i cittadini. Ma non vedo come. Del resto se la magistratura avesse elementi in questa direzione, indagherebbe".
Resta la sede parlamentare.
"Non credo cambi molto. Ci sono già state commissioni parlamentari, e tuttora c'è la commissione Stragi". In molti ritengono che, riguardo all'ipotesi che le Br possano essere state manovrate, non sia stata accertata la verità. "I casi sono due. Se si tratta di individuare tutti coloro che hanno partecipato alla strage o alle strutture dirigenziali delle Br, allora chiarire il mistero significherebbe solo allungare la lista delle persone condannate o da condannare. Se invece si arrivasse ad individuare un eventuale "puparo" o più "pupari", allora la conseguenza sarebbe la negazione dell'identità politica delle Br... E non si arriverebbe a scoprire solo i mandanti di un delitto, ma quelli di un disegno politico complessivo".
Lei crede a questa possibilità?
"Io sono un giudice, mi baso sui fatti e dunque per ora non la vedo. A meno che non salti fuori qualcuno che, da teste attendibile, fornisca elementi utili".
Perchè, secondo lei, le Br scelsero proprio Moro?
"La questione è stata spiegata a sufficienza. Moretti era venuto a Roma e la colonna romana era stata polarizzata proprio in vista del rapimento di Aldo Moro".
Le Br non resero pubblico ciò che Moro aveva detto, perchè?
"Sia io che Nino Abbate rivolgemmo moltissime domande su questo punto ai pochi imputati che allora parlavano. Dissero che non avevano ritenuto i risultati meritevoli di essere divulgati. Io stesso cercai di capire che cosa significasse per loro processare Moro: acquisire dati, attingere una motivazione per la condanna a morte? E' un punto rimasto punto oscuro. Chiesi anche che fine avessero fatto gli originali dei documenti ritrovati in via Montenevoso. E le risposte non furono appaganti".
E via Gradoli? E' considerato uno dei capitoli più bui...
"Su via Gradoli, varie circostanze sono stati minuziosamente chiarite. A parte la seduta spiritica... era saltata fuori la parola Gradoli ed erano andati a cercare il paesino sulla via Cassia... Roba che perfino il codice teodosiano vietava di ricorrere nei processi alla divinazione dei maghi. Per quanto riguarda l' appartamento poi, è noto. A quella porta bussarono un paio di poliziotti che se ne andarono. Ma quanti luoghi vennero setacciati in quel periodo e quante volte, dinanzi all'assenza degli inquilini venne lasciato perdere? Ricordo che si pose anche la questione della proprietà degli appartamenti, ma non ne venne fuori niente".
I libri sul caso Moro sono tanti, quale preferisce?
"L'"Affaire Moro" di Leonardo Sciascia. Credo che, a parte la tendenza a risolvere la vicenda in chiave polizesca, sia tuttora il libro più valido sull'argomento".