Corriere della Sera - 03.01.98

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«Dopo il discorso di fine anno il clima è cambiato»

Scalzone: torno ma non mi costituisco

«Ogni giorno è buono. Potrei tornare in Italia per l'anniversario del 16 marzo del 1968, il giorno in cui a Giurisprudenza i fascisti mi hanno rotto la spina dorsale». Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio rifugiatosi in Francia nel 1981 per sfuggire all'arresto per reati legati alla lotta armata, si dice pronto a tornare in Italia, ma non a costituirsi: «Non voglio fare il martire, però credo che con le ultime prese di posizione di Scalfaro e di Violante si sia giunti al punto di non ritorno. Ma non mi costituirò, perché non intendo fare un atto che considero di sottomissione, ma ritornerò per fare uno "scandalo", per dare una spallata all'ultimo sottile muro. Penso piuttosto a prendere la parola nell'occasione più adeguata e poi farmi arrestare». «Il nodo del discorso di Scalfaro - continua Scalzone - sono le garanzie, lo scontro ormai frontale in Italia fra i giustizialisti e i neogarantisti. Ai primi, agli Scalfari, ai Paolo Flores, non bisogna offrire nessun pretesto. Non si tratta di Previti, di Riina o di Scalzone, ma delle garanzie per tutti». Da Parigi Scalzone rivolge anche un duplice invito a quella che chiama la «compagneria»: «La mia vicenda, o quella di Negri, così come quella di Sofri o addirittura quella di Previti sono dei dettagli: insomma, non pensiamo a noi soltanto e con troppa fregola. E non fatevi ammaliare dal peronismo di Di Pietro o dai forcaioli di destra e di sinistra, da Tremaglia a Bertinotti». «Di qualche mese di galera non è mai morto nessuno - continua Scalzone - e se Scalfaro e Violante si sono spinti fino a questa sortita si sono messi in linea di collisione con la rozzezza peronista di Di Pietro, ma anche con il procuratore di Milano, Borrelli».

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