Il Corriere della Sera Domenica, 3 agosto 1997
Giovanni Belardelli, di GIOVANNI BELARDELLI
Luigi Manconi è intervenuto nella discussione sull'indulto agli ex terroristi toccando un tema importante e delicatissimo (l'Unità di ieri). Il portavoce dei Verdi si è chiesto se, nel decidere di eventuali misure di indulto, vada davvero riconosciuto un ruolo determinante al parere delle vittime. E ha risposto negativamente, evocando la nascita stessa del diritto penale, che sorge appunto per superare la vendetta privata: fare giustizia non spetta più alla parte offesa ma allo Stato, in quanto rappresentante dell'intera comunità. In realtà, l'opposizione giustizia/vendetta non pare molto calzante nel caso in questione, che riguarda persone su cui la giustizia si è da tempo pronunciata.
Quanto all'indulto, esso appare come una decisione squisitamente politica, tanto che è il Parlamento che deve decidere su di esso. È però indubbio che l'onorevole Manconi abbia ragione a ricordare come non possa essere riconosciuto ai parenti delle vittime alcun peculiare diritto di veto.
Detto ciò, la questione appare tutt'altro che chiusa: infatti, essa chiama necessariamente in causa i modi attraverso cui una collettività fa i conti col proprio passato, evoca insomma quel tema della conservazione della memoria collettiva, di ciò che fonda l'identità di una nazione, su cui tante volte, negli ultimi tempi, è stata giustamente richiamata l'attenzione.
La memoria collettiva degli anni del terrorismo non potrà mai essere il puro ricalco di quella dei parenti delle vittime, comprensibilmente impastata di dolori e sofferenze private; ma non potrà nemmeno prescinderne. Per un verso, dunque, sarebbe sbagliato riconoscere un potere di veto alle famiglie sulla questione dell'indulto; ma ciò non toglie, per l'altro, che le loro posizioni richiedono, da parte di tutti, una considerazione e un rispetto particolari.
Ecco, se - come abbiamo già detto - l'assunto di fondo dell'onorevole Manconi è da condividere, dispiace però che il suo articolo lasci trapelare qua e là una comprensione forse insufficiente nei confronti delle ragioni delle vittime del terrorismo. Ad esempio, laddove si afferma che riconoscere a queste ultime il diritto di decidere in merito al futuro degli ex terroristi vorrebbe dire equipararle ai terroristi medesimi: anche i terroristi, scrive Manconi, «si arrogavano il diritto di decidere della vita altrui». Ma si tratta di un paragone infondato: nei casi in questione, le vittime non hanno ucciso né sparato a nessuno.
Le discussioni di questi giorni pro o contro l'indulto agli ex terroristi, comprensibilmente animate, rivelano come la nostra memoria di quegli anni e di quegli eventi sia ancora in elaborazione. In fondo è inevitabile che al momento le cose stiano così, in primo luogo a causa della vicinanza degli avvenimenti. E, ci convincano o no le argomentazioni del portavoce dei Verdi, gli dobbiamo essere grati per averci implicitamente ricordato che una tale memoria, cioè la nostra capacità collettiva di ricordare e dare senso al passato, non potrà mai identificarsi col punto di vista delle vittime. Viene subito alla mente, però, un caso recente in cui ciò non è avvenuto, in cui la dialettica tra memoria delle vittime e memoria della comunità, tra il dolore bruciante delle prime e il dolore inevitabilmente diluito della collettività, si è fortemente alterata.
Ci riferiamo alla sentenza di un anno fa al primo processo Priebke, annullata di fatto in seguito alla violenta e immediata protesta dei parenti delle vittime delle Fosse Ardeatine. A questi ultimi, portatori di un dolore atroce e inestinguibile, non può che andare tutta la nostra comprensione. Eppure, al di là delle critiche alla sentenza e al pasticcio giuridico che ad essa si accompagnava (condanna ma scarcerazione per prescrizione del reato), pare difficile non ammettere che allora successe proprio ciò che oggi il portavoce dei Verdi invita a evitare: considerare assolutamente determinante il giudizio dei parenti delle vittime. Ricordare quell'episodio avrebbe certo giovato alle argomentazioni attuali dell'onorevole Manconi.
BOLOGNA - Contro l'indulto ai terroristi protestano i familiari delle vittime della strage del 2 agosto '80. Ieri, nell'anniversario, Veltroni e Violante hanno frenato sul progetto. A pagina 7