Corriere della Sera - 04.03.1998
ROMA - Oreste Scalzone, vecchio leader dell'estremismo italiano, dice da Parigi (dove vive da tempo): «Nella riunione con Francia e Spagna sull'integrazione europea, che si è tenuta a Siena il 15 e 16 febbraio scorsi, il ministro Flick ha chiesto al ministro francese Guigou di concedere l'estradizione di alcuni rifugiati politici, come atto formale in vista di una imminente amnistia». E aggiunge: «A quanto abbiamo saputo sarebbero stati proprio gli italiani a spingere perché venisse dato il via libera per un certo numero di nomi da rispedire in Italia. Riteniamo che sarebbe un atto crudele e in ogni caso rifiuteremo il principio della decimazione».
Ma da via Arenula rispondono con una secca smentita: «Il ministro Flick non ha mai chiesto al collega francese Guigou la concessione dell'estradizione per alcuni rifugiati politici, né ha preannunciato imminenti provvedimenti di amnistia per gli ex terroristi». Il Governo «ha più volte precisato di non avere in programma iniziative proprie in una materia per la quale è richiesta la maggioranza parlamentare dei due terzi».
Tutto comunque si dovrebbe chiarire in pochi giorni: entro questa settimana il governo francese darà una risposta sulla sorte dei rifugiati italiani che rischiano di essere espulsi. Lo hanno fatto sapere fonti vicine al primo ministro Jospin.
Il trattato di Schengen ha di fatto creato, fra Italia e Francia, una situazione delicata: quel nutrito gruppo di rifugiati rischia di diventare una patata bollente. Il trattato prevede che ogni Paese immetta nel Sis, il servizio informazioni Schengen, tutti i dossier giudiziari internazionali che contengono mandati di cattura non ancora eseguiti e relative richieste di estradizione. Una situazione dalla quale, secondo il giudice Rosario Priore, si esce solo con un'amnistia, o in un numero limitato di casi minori, con un provvedimento di grazia. «È difficile venirne fuori senza perdere la faccia - dice Priore, profondo conoscitore del trattato -. In questo caso però la colpa principale è della Francia, che ha lasciato incancrenire un problema che bisognava risolvere anni fa». Mentre per Renato Curcio, fondatore delle Br, «è ora che il Parlamento affronti la questione dell'indulto per gli anni di piombo».