Il Corriere della Sera - 04 luglio 1997
Oggi la discussione approda in Consiglio dei ministri, mentre in Parlamento cresce il fronte dell'indulto
Cento terroristi in attesa della semi-grazia
Curcio e Moretti potrebbero tornare subito liberi, gli altri entro cinque anni
R. R.
ROMA - Tutti fuori. Entro i prossimi 3-5 anni gli ex terroristi, esclusi i pochissimi condannati per strage, potrebbero tornare liberi. E' questo l'effetto combinato del provvedimento di «quasi grazia» allo studio del ministero della Giustizia e della conclusione dell'iter parlamentare della legge sull'indulto, per il momento ferma in Commissione alla Camera. Dei 229 ex terroristi di destra e di sinistra detenuti solo poco più di 100 non hanno mai usufruito dei benefici della legge carceraria. Tra questi gli irriducibili delle Br e molti «neri», oltre, naturalmente, a Adriano Sofri e a Toni Negri. Chi, invece, come Renato Curcio o Mario Moretti gode del regime di semilibertà, si vedrà cancellato del tutto ogni residuo di pena.
Formalmente non è tra gli argomenti all'ordine del giorno, ma sicuramente se ne parlerà oggi al Consiglio dei ministri. Se non altro per lo spessore del dibattito politico che la proposta ha suscitato. La «quasi grazia» per i terroristi detenuti non è più solo un'idea che rimbalza tra Quirinale e ministero della Giustizia: il «ballon d'essai» lanciato nei giorni scorsi in modo informale ha trovato terreno fertile. Anche se il fronte dei contrari è più ampio che non quello dei favorevoli: soprattutto perché un provvedimento parziale, e per di più calato dall'alto, è sembrato a molti uno scavalcamento delle Camere.
C'è, in sostanza, un vasto e variegato fronte trasversale che rilancia con forza il progetto dell'indulto, contrapponendolo alla vaghezza del progetto per la «quasi grazia». Ma a che punto è la discussione sull'indulto? È ferma alla commissione Giustizia della Camera da mesi, dopo l'unificazione di tutti i progetti di legge presentati dai vari partiti. Il testo da discutere, la proposta-base sulla quale tutti più o meno dovrebbero esser d'accordo, prevede la riduzione dell'ergastolo a 21 anni, la riduzione della metà per le pene che si riferiscono a reati associativi, e il condono delle pene accessorie. Il progetto contempla la possibilità di revoca entro 5 anni per chi commetta un delitto della stessa natura, e l'esclusione dai benefici dell'indulto per chi e' stato condannato per strage. Verdi, Ulivo e Rifondazione comunista hanno presentato anche delle proposte aggiuntive, per accelerare il rientro degli esuli e permettere di usufruire di misure alternative.
Distratti da altri impegni, i parlamentari avevano accantonato la discussione. Che ora di fatto è ripresa con vigore. Con posizioni diversificate, ma sostanzialmente simili. I più concilianti accettano l'ipotesi della «quasi grazia» solo se viene adottata per arrivare poi ad una soluzione generalizzata. Uno che la pensa cosi è, ad esempio, Adolfo Urso di Alleanza nazionale, presentatore di una delle proposte di legge per l'indulto. Secondo il quale la grazia parziale «può essere una soluzione-ponte in attesa che il Parlamento affronti con la dovuta responsabilità l'intera questione». Più drastico, invece, il Verde Paolo Cento: «Se grazia ci deve essere per i protagonisti degli anni di piombo, questa deve essere generale e senza discriminazioni. Perché se fosse utilizzato ancora una volta il metodo "premiale" rimarremmo nella logica di emergenza». Contrario sia alla «grazia parziale» sia ad un indulto il vicesegretario del Ccd, Marco Follini.