Il Corriere della Sera Giovedì, 7 agosto 1997
Martirano a pagina 2
Dino Martirano
ROMA - In cella, legge e scrive molto. E se glielo chiedono risponde per le rime sulla storia dell'«indulto fatto su misura per Toni Negri»: «Sono emerite sciocchezze. La legge prevede che le condanne superiori ai 10 anni siano dimezzate, ma io la metà pena l'ho già superata. L'indulto, tecnicamente, non mi riguarda anche perché all'articolo 6 c'è scritto "qualora non si sottraggano alla cattura"...». E dopo tanto tempo (4 anni e 3 mesi di carcere preventivo, quasi 15 anni di latitanza a Parigi, e altri 4 ancora da scontare) dice che da Rebibbia, «la cantina del Palazzo», non capisce più «gli equilibri politici italiani». Ma poi è lui che fa l'acrobata: spara a zero contro il contenuto dei discorsi fatti da Violante, Veltroni e Brutti ma evita lo scontro con gli esponenti del Pds che chiedono una pausa di riflessione. E meno che mai si accalora contro Scalfaro perché, sul fronte cattolico, in questi giorni sta organizzando una sorta di «faccia faccia» dietro le sbarre con esponenti di primo piano del mondo democristiano.
«Sì, ho visto Cossiga: è venuto qui in carcere a trovarmi. E ora attendo una risposta da Marini...». Non si sbilancia il detenuto Negri Antonio ma di una cosa è certo: «Alla fine sui due piatti della bilancia ci saranno l'indulto per gli ex terroristi e quello per i reati di Tangentopoli». Il professore appare nella sala ricreativa (scacchiera, riviste e un vecchio home computer) della Casa di reclusione di Rebibbia con un fascio di quotidiani sotto il braccio: fuma sigarette del Monopolio di Stato a ritmi vertiginosi e sorseggia il tè alla pesca preparato da un detenuto nordafricano. Tratta con rispetto l'ispettore incaricato di sorvegliare il colloquio: «Qui, il momento peggiore è quando ci si sveglia. Ma poi passa perché la vita è ben più agevole rispetto alle carceri speciali nelle quali fui rinchiuso 15 anni fa. A settembre-ottobre potrei avere i primi permessi».
Cossiga, che è favorevole all'indulto, le ha fatto capire se il no dei popolari è proprio irreversibile?
«È una persona assolutamente corretta. Non si espone di certo su cose che non dipendono da lui. Eppoi, che volete... io non porto mai le discussioni su cose concrete. Si tratta di esser bene educati...».
Cosa dirà al segretario del Ppi?
«Vorrei discutere con Marini da uomo a uomo. Se venisse in carcere, il fatto in sé sarebbe già molto importante. D'altra parte se è venuto Cossiga... Non ci sono certo momenti di accordo ma è estremamente importante chiarire tante cose: personalmente conoscevo e Moro e Bachelet, e il dolore per la loro morte non è sicuramente solo dei loro compagni democristiani. Non conoscevo Ruffilli ma ho letto molte delle sue cose...».
L'opinione pubblica ancora oggi le rimprovera di non aver mai detto «Scusate, ho sbagliato».
«Io ho detto mille volte "Scusate, ho sbagliato". Che cosa vogliono, che mi confessi? Io sono tornato, mi sono sottoposto alla legge... Io sono una persona civile, mi confesso con i preti mica con l'opinione pubblica. In più sono ateo... al limite potrò confessarmi col mio psicanalista. Se lo mettano in testa: potevo rimanere all'estero, nessuno mi ha spinto a tornare. Nessuno, dico».
Anche il ministro Flick dice di essere contrario all'indulto e alla grazia.
«In effetti la sua posizione è di estrema cautela. La cosa, dice, non compete al governo ed è contrario alle accelerazioni. Ma poi aggiunge anche una cosa che mi sembra gravissima, visto che lo stesso Flick si era esposto sul terreno delle semigrazie... Secondo lui, c'è il rischio che questa legge di indulto per gli ex terroristi preceda una analoga per i processi di "Mani pulite". Ecco, io ho l'impressione che si tratti di crearsi un alibi perché puo darsi che una pressione in questo senso già si stia facendo... Dopo il primo sì della Camera, la battaglia sull'indulto è finita uno a zero ma ora il pallone, invece di essere rimesso al centro, come si fa in un match parlamentare regolare, è stato scippato e portato verso la Bicamerale. Questo è l'inciucio».
Ci sarà una sorta di mercanteggiamento?
«Io non userei la parola mercanteggiamento. Siamo di fronte a rapporti politici di forza... C'è stato qualcuno che ha voluto rimandare tutto alla Bicamerale, dove ora sono arrivati una montagna di emendamenti trasversali per mantenere la maggioranza dei due terzi nella votazione parlamentare sull'indulto: io ritengo assolutamente necessario abbassare la maggioranza al 50 per cento più uno, altrimenti l'indulto non passerà mai. Ma le polemiche di questi giorni, oltre alle fesserie dette su di me, sono state strumentali a questo gioco. Non mi scandalizzo, ma il gioco è assai pesante».
Violante, Veltroni, Brutti, Salvi, Mussi: mezzo Pds chiede una pausa di riflessione sull'indulto.
«Bisogna smetterla con situazioni del tutto grottesche come quella che si verifica sulla piazza di Bologna nella quale le famiglie delle vittime dicono "vogliamo la verità" e i vertici dello Stato rispondono "e noi non vi diamo l'indulto per gli ex terroristi". Ma cosa c'entra... Oltre tutto, i due poveri disgraziati (Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, ndr) accusati per quella bomba sembrano, come scrive addirittura l'"Unità", innocenti... e comunque il delitto di strage è eslcuso dall'indulto. Dice bene Sofri: siamo in Paese che ha perso la trebisonda... Si dà la cittadinanza a O'Dell e si tengono in prigione 200 persone che hanno già fatto 20 anni di galera ciascuno».
Mussi (Pds) dice che lei «si muove nel torbido». Che il suo ritorno non ha facilitato il confronto sull'indulto.
«L'unica cosa torbida è il rimosso psicanalitico di tutte le forze politiche sugli anni 70. Ed è evidente che il mio ritorno ha posto il problema perché tutti erano ben contenti che stessi fuori».
E le famiglie delle vittime?
«Hanno tutto il mio rispetto, ma è lo Stato che deve risolvere il problema. L'Italia faccia come la Francia che ha fatto una buona legge per le vittime fin dall'86».