Corriere della Sera - 20.05.1998
ROMA - Effetto-Gelli per Germano Maccari, l'ultimo degli imputati del caso Moro. L'ex brigatista rosso, in attesa della decisione della Cassazione, è da ieri agli arresti domiciliari nella sua casa romana al Tuscolano. Il provvedimento della Corte d'Assise d'Appello di Roma, che lo ha condannato a trenta anni di reclusione, è stato adottato in vista appunto dell'udienza presso la Suprema Corte prevista per venerdì. I giudici hanno ritenuto che ci fosse il «pericolo di fuga». Stavolta dunque il provvedimento cautelativo è scattato prima ancora dell'ultimo definitivo verdetto: esattamente l'opposto di quello che è accaduto con l'ex capo della P2, che è riuscito a dileguarsi prima di essere costretto ad entrare in un penitenziario per scontare la condanna per il crack del Banco Ambrosiano.
L'ordine di custodia contro l'ex brigatista - chiamato in causa a poco meno di venti anni dal caso Moro da Adriana Faranda - è stato richiesto dalla Procura Generale dopo aver ricevuto un rapporto della Digos. Sono stati gli agenti a prospettare la possibilità che Maccari scappasse. «Questa decisione mi scandalizza perché in tutti questi anni ho dato ampia prova di non voler fuggire (era in libertà con il solo obbligo di firma in Questura e con il divieto di espatrio, ndr.)», ha detto il fantomatico «ingegner Altobelli», l'uomo che affittò l'appartamento di via Montalcini e che passò a Mario Moretti la pistola per finire lo statista dopo l'inceppamento della mitraglietta. «Avevo chiesto di poter entrare nel carcere da solo e ci sarei andato con le mie gambe, senza scorta», ha protestato. Maccari ha rifiutato paragoni con l'ex Venerabile Maestro: «Gelli è quello che è. È già fuggito ed è miliardario. Io ho messo su una famiglia, ho due figli, una nata pochi mesi fa. Una persona non mette su famiglia per poi darsi alla latitanza».
Dura anche la reazione dei difensori di Maccari, Tommaso Mancini e Maria Paola Di Biagio. «Prevedendo, verosimilmente, che sarà rigettato il ricorso e per evitare un effetto-Gelli è stato adottato un provvedimento che, dal punto di vista giuridico, non sta né in cielo né in terra», hanno tuonato. «Maccari non è certo da paragonare a Licio Gelli: era già pronto a presentarsi davanti al carcere di Rebibbia nel caso la condanna fosse diventata definitiva», hanno aggiunto gli avvocati. Secondo i quali, peraltro, il loro ricorso in Cassazione potrebbe essere accolto in base alle modifiche apportate all'articolo 513 e, quindi, non è affatto scontato che la sentenza per l'ex terrorista diventi definitiva.
Non si sono fatte aspettare le reazioni dal mondo politico. «Questa è la dimostrazione che, in Italia, la giustizia non è uguale per tutti», ha detto il deputato dei Verdi Paolo Cento. «Il fatto che lo stesso trattamento non sia stato riservato a Licio Gelli, che si trovava nella medesima situazione processuale - ha osservato il verde - riapre la necessità di accertare le responsabilità della sua fuga e di valutare con grande attenzione l'inerzia di chi aveva, come la vicenda Maccari dimostra, il potere di prendere misure cautelari in attesa della decisione della Cassazione». Cento ha annunciato di voler presentare una nuova interpellanza parlamentare: «Questa vicenda conferma tutta l'insufficienza e l'inadeguatezza delle risposte del governo sul caso Gelli».