Corriere della Sera - 24.12.97
F. Sa.,
ROMA - «Sono d'accordo con Violante. Quando ho letto la sua intervista al Foglio non mi è neppure passato per la mente che il presidente della Camera, cioè la terza autorità dello Stato, in quel momento stesse esprimendo una posizione di parte, il punto di vista del Pds». Sono parole che suonano come una difesa del numero uno di Montecitorio. Solo che a pronunciarle non è un alto esponente di Botteghe Oscure, ma un verde come Marco Boato, relatore sulla riforma della Giustizia in Commissione bicamerale.
Eppure Violante è stato costretto ad aggiustare il tiro.
«Vedo con un certo sconcerto che ha dovuto in qualche modo rettificare se stesso. E osservo con sconcerto ancora maggiore che gli attacchi più virulenti nei suoi confronti provengono da esponenti della maggioranza e dall'interno del suo stesso partito. Quando il presidente della Camera non è in grado di poter fare una libera riflessione sui problemi politici e istituzionali, sull'intreccio tra giustizia e politica in questa fase storica, vuol dire che siamo arrivati a un punto delicatissimo. Tra l'altro le parole di Violante al Foglio vengono completamente distorte. Attribuirgli una concezione delle garanzie tale da tradursi in impunità per la classe dirigente mi sembra pretestuoso e sleale».
Allude a certe reazioni di magistrati?
«Le dichiarazioni del procuratore aggiunto di Milano D'Ambrosio sono state d'inaudita violenza. Il procuratore capo Borrelli è arrivato a fare (in televisione) dell'evidente sarcasmo nei confronti del presidente della Camera. Sconcertante. Credo che questo modo di rapportarsi alle istituzioni e alla politica da parte dei massimi esponenti della Procura di Milano sia assolutamente inaccettabile. Per fortuna da tempo non sono solo in questa battaglia. Recentemente il segretario del Pds D'Alema, il capogruppo dei senatori Salvi, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Grosso, e perfino il presidente della Repubblica Scalfaro hanno auspicato la fine della sistematica interferenza dei massimi esponenti della Procura di Milano nelle vicende di carattere politico-istituzionale».
Lei è favorevole all'amnistia?
«Sì e non da oggi. La questione di un'eventuale amnistia a conclusione del processo di riforma costituzionale era già stata posta l'estate scorsa. L'ipotesi di Violante non è una novità, anche se sta suscitando questa incredibile canea...».
Lei ad agosto disse anche che la questione era prematura.
«E lo confermo: l'amnistia è giusta ma è prematuro affrontarla oggi, del resto Violante dice la stessa cosa quando avverte che "presumibilmente" il problema si porrà nel 1999. Non propone nemmeno un'amnistia indiscriminata. Anzi l'applicazione ai condannati per reati di corruzione viene condizionata alla restituzione del maltolto. Personalmente sono d'accordo con questa impostazione. Comunque trovo riduttivo questo dibattito rapportato esclusivamente alla questione di Tangentopoli. Molti anni prima, l'Italia ha vissuto un'altra tragica emergenza, quella degli anni di piombo, che si è chiusa da oltre un decennio. Eppure pochi mesi fa, appena si è cominciato a discutere d'indulto, nella commissione Giustizia della Camera, tutta la destra e una parte dell'Ulivo hanno ritenuto prematura la discussione. Ecco, spingere per una soluzione politica su Tangentopoli dopo aver considerato prematura una soluzione politica per gli anni di piombo, mi sembra una clamorosa contraddizione».
Lei propone un'amnistia per tutti
«Esatto. Amnistia e indulto per tutti i condannati. Se verrà portata a compimento la riforma della seconda parte della Costituzione, sarà un evento di portata storica. Nella vita d'un Paese sono queste le circostanze in cui di solito una classe politica si pone anche il problema di voltare pagina. Di chiudere (parzialmente o totalmente a seconda della gravità dei reati) con la fase storica precedente».