Corriere della Sera - 27.12.97

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La decisione del capo dello Stato forse sbloccherà la proposta d'indulto ferma alla commissione Affari costituzionali

Si torna a parlare di una legge a favore dei parenti delle vittime

Mattarella: «Se la clemenza non riguarda fatti di sangue, il problema si potrebbe affrontare»

R. R.

ROMA - Sotto l'albero di Natale gli oltre duecento ex terroristi ancora detenuti nelle carceri hanno trovato il regalo di un provvedimento del capo dello Stato che riaccende il dibattito politico sull'indulto. Il testo unico proposto dal deputato di Rifondazione comunista Nichi Vendola è infatti fermo da qualche mese alla commissione Affari costituzionali della Camera dopo una travagliata approvazione da parte della commissione Giustizia. Per gli ex estremisti di destra e sinistra che potrebbero beneficiare dell'atto di clemenza - l'indulto non cancella il reato ma sopprime la pena - la decisione di Scalfaro di firmare i sei decreti di grazia potrebbe dunque essere un segnale per sbloccare l'approvazione della legge.

L'esame di un provvedimento per porre fine agli «anni di piombo» era partito quando Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani erano stati rinchiusi nel carcere di Pisa, dopo la condanna definitiva della Cassazione per l'omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Ed il dibattito aveva avuto poi un'impennata la scorsa estate, nel momento in cui la proposta di legge sull'indulto era passata dalla commissione Giustizia di Montecitorio a quella Affari costituzionali. Le forze politiche s'erano divise e, a sorpresa, tra quelli favorevoli all'indulto s'era schierato anche Antonio Di Pietro, allora ancora non eletto senatore.

Il nodo da sciogliere per il varo del provvedimento resta quello di una legge a favore delle vittime del terrorismo. Numerosi esponenti politici infatti avevano chiesto di varare contestualmente un provvedimento per risarcire i parenti delle persone colpite da fatti di estremismo. Ieri, commentando la mossa inattesa di Scalfaro, Sergio Mattarella, capogruppo del Ppi a Montecitorio, ha aperto più di uno spiraglio: «Per come era stato impostato in commissione Giustizia, il provvedimento sull'indulto era di ben altro significato rispetto alla grazia concessa oggi (ieri, ndr.) e da parte nostra c'erano state contrarietà. È ovvio che grazia e indulto sono provvedimenti ben diversi». Mattarella è possibilista: «Credo che se si parla di un provvedimento che riguarda solo le persone non responsabili di fatti di sangue e solo gli aggravi di pena legati alle leggi speciali sul terrorismo, il problema si potrebbe tranquillamente affrontare». Anche Marco Boato, relatore in Bicamerale sulla giustizia ed ex militante di Lotta continua, si augura che il gesto del presidente della Repubblica sia di buon auspicio per il Parlamento: «Si assuma la propria responsabilità, approvando la proposta di legge sull'indulto».

Il testo unificato della proposta di legge all'esame della Camera prevede che sia «concesso l'indulto per le pene relative a reati commessi con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale» e che il beneficio è applicabile per i reati commessi fino al 31 dicembre '89. L'ergastolo è commutato in ventuno anni di reclusione mentre è «interamente condonata» la pena relativa ai reati di banda armata o di associazione sovversiva «quando non vi sia stata altra condanna per reati specifici».

Resterebbero esclusi invece dal provvedimento gli imputati riconosciuti colpevoli di strage, come gli ex terroristi dei Nar Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.

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