Corriere della Sera- 28.12.1997

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Segni mette in guardia il Polo: il centrosinistra vi promette il provvedimento per tenervi al guinzaglio. Il verde Paissan: salvare i corrotti? Improponibile

Amnistia, Di Pietro «assolve» Violante

Il tema spacca i Popolari. Gargani contro il leader Marini: discuterne prima del tempo favorisce gli equivoci. «Non credo voglia il perdono per i reati di Tangentopoli». Ma La Loggia: dopo le riforme il problema si porrà

di Felice Saulino

ROMA - La grazia a sorpresa concessa da Scalfaro a sei ex terroristi è benzina sul fuoco. Molti la interpretano come un colpo di frusta al Parlamento perché affronti la questione della chiusura degli anni di piombo mandando in porto la legge sull'indulto che è insabbiata alla Camera. La clemenza per i terroristi si intreccia con le polemiche accese dall'intervista di Violante sull'amnistia. Forza Italia lo fa ufficialmente chiedendo che i due temi vengano affrontati insieme. E inesorabile arriva un nuovo pronunciamento di Antonio Di Pietro: «Non credo che il presidente della Camera si sia espresso a favore dell'amnistia per i reati di Tangentopoli. Anch'io sono stato inquisito mille volte, eppure non mi voglio nascondere dietro l'amnistia». I processi «devono accertare le responsabilità e devono essere celebrati».

Per il leader pattista Mario Segni l'amnistia è solo «la carota che il Pds agita davanti al Polo per tenerlo al guinzaglio». «Purtroppo - aggiunge - il Polo abbocca regolarmente e questo priva l'Italia di una vera alternativa». Anzi. Su questo terreno si sta sviluppando un «baratto», un «vergognoso compromesso alle spalle della giustizia e delle vere riforme». L'amnistia si può fare solo quando un evento è «chiuso», come nel caso del terrorismo. Ma Enrico La Loggia, capogruppo di Forza Italia al Senato, non sembra curarsi troppo delle parole di Mariotto: «Ha ragione Violante. Una volta portate a termine le riforme si porrà il problema di una eventuale amnistia». Eventualità che spacca i Popolari. Il responsabile della giustizia Giuseppe Gargani si schiera con il presidente Bianco contro il segretario Marini: «Discutere prima del tempo di queste cose favorisce le strumentalizzazioni e gli equivoci».

Ma il tema si mescola sempre di più al dibattito sulla fine degli «anni di piombo» riaperto dalla grazia concessa dal capo dello Stato. Primo, «timidissimo passo verso il superamento, più che maturo, dell'epoca del terrorismo e della lotta armata», è il commento del capogruppo verde alla Camera Mauro Paissan. Che invece definisce «improponibile» l'amnistia per Tangentopoli. E un altro verde, Alfonso Pecoraro Scanio, chiede al Quirinale di fissare un paletto: «Nel suo messaggio di fine anno, il capo dello Stato metta chiaramente la parola fine a questo squallido tentativo ripetuto di dimostrare agli italiani che l'obiettivo di una parte della classe politica è quello di salvare i corrotti». Sull'argomento Il Foglio ingaggia una polemica con il manifesto. In un editoriale pubblicato ieri, il giornale di Giuliano Ferrara accusa di doppiopesismo il quotidiano diretto da Valentino Parlato: «In una pagina ha un titolo che suona "Basta con l'amnistia, è una vergogna" e in quella dopo un altro sulla causa dei terroristi che ha questo tenore: "Ci vuole l'amnistia, si deve chiudere un periodo della storia d'Italia"».

«Non capisco che cosa c'entri Tangentopoli con gli anni di piombo», confessa Francesco Storace, colonnello di An. E il gesto di Scalfaro? Un «atto di umanità». Quello che comunque «preoccupa» Storace è il «silenzio del Parlamento sulla chiusura degli anni di piombo, che deve procedere di pari passo con quanto dovuto ai familiari delle vittime». Allusione nemmeno tanto velata all'indulto che, non è un mistero, per il capo dello Stato rappresenta la via maestra per chiudere gli anni di piombo. E così Paolo Cento, deputato verde, uno dei promotori della legge, ieri ha scritto una lettera al presidente della commissione Affari costituzionali, la scalfariana Rosa Russo Jervolino, per sollecitare il parere di costituzionalità sul provvedimento: «Chiediamo alla Commissione di esprimersi alla ripresa del lavoro parlamentare, il 15 di gennaio». Ma Giuliano Pisapia (Rifondazione), presidente della commissione Giustizia della Camera, è scettico: «Non credo che in questa legislatura il Parlamento possa approvare l'indulto per i terroristi». C'è lo scoglio dei parenti delle vittime. E c'è la spaccatura tra le forze politiche. Dice Pisapia: «Rispetto alle polemiche seguite alla messa a punto di un testo, l'estate scorsa, non è cambiato nulla».

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