Corriere della Sera - 28.12.1997

WB01343_.gif (599 bytes)


Il segretario dei lumbard propone di boicottare il messaggio di fine anno. I familiari di poliziotti e carabinieri uccisi criticano il Colle

La Lega: tv spenta per il discorso di Scalfaro

Calderoli: grazia gli eversori e non i «serenissimi». E Formentini: ai padani parlerò io via radio

di Michela Mantovan

MILANO - Era stufo di «finire continuamente in Tribunale, di essere ricoperto di provvedimenti giudiziari, tanto che ormai non so più quanti sono e mi pare di essere diventato un avvocato». Però non voleva rinunciare a contestare l'odiato presidente «italiota». Come coniugare, allora, la critica con la legalità? Con il telecomando. In vista del discorso di fine anno del presidente Oscar Luigi Scalfaro, Roberto Calderoli, segretario della Lega Lombarda, ha lanciato il seguente appello ai padani: «spegnete» il Colle.

«Il bello verrà il 31 dicembre - ha dichiarato - quando il signor Scalfaro verrà in televisione a dire quanto è bella e onesta l'Italia e quanto sono pericolosi i fiocchi verdi (simbolo dei leghisti ndr). Mi auguro che quella sera i padani spengano la tv per far sentire democraticamente il loro pacifico dissenso».

Le ragioni della protesta dello share, la prima del genere lanciata dal Carroccio, sono molte, a sentire i leghisti. Ma la causa scatenante è ben precisa, ovvero la decisione del Quirinale di concedere la grazia a sei ex terroristi. «È uno stato che perdona chi ammazza e punisce chi rispetta le regole», sintetizza Calderoli. Sullo sfondo, evocati appunto dall'espressione «punisce chi rispetta le regole», ci sono i «serenissimi», responsabili dell'attacco al campanile di San Marco e protagonisti di numerose incursioni propagandistiche durante i Tg della Rai. «Negli ultimi tempi - spiega Calderoli - c'è stato un crescendo del Colle. Prima ha chiesto l'intervento della magistratura contro la Lega, poi c'è stata la faccenda delle quote latte, poi ancora la condanna ai "serenissimi" e infine la grazia agli ex Br. In passato abbiamo manifestato il nostro dissenso in altri modi, e siamo finiti in Tribunale. Ora abbiamo scelto questa forma di protesta che, almeno, non ci creerà problemi». L'idea, nel Carroccio, è piaciuta molto. Zero rischi giudiziari, facile realizzazione e soprattutto un tocco gandhiano, «democratico» e «pacifico» che, come noto, tra i lumbard va per la maggiore. Insomma, sì alla sfida del telecomando. Pur con qualche sfumatura.

Giancarlo Pagliarini, ex ministro del Bilancio nel governo Berlusconi, non è entusiasta. Sembra quasi ammonire Calderoli quando osserva che «in Padania nessuno lo ascolta, Scalfaro», dunque l'appello a spegnere la tv è forse superfluo. Picchia duro, invece, sulla questione dei «serenissimi» galeotti: «Questi poveri ragazzi che non hanno fatto niente... Prima di concedere la grazia, Scalfaro doveva fare uscire di galera loro. In Italia c'è l'ossessione della cultura del perdono, del pentito. Ma noi lombardi siamo un po' calvinisti: chi lavora, chi suda, bene... Chi non rispetta le regole, paghi. A me non sta bene che uno faccia quello che gli pare, poi si penta e vada tutto a posto». Dalla grazia all'amnistia, il passo leghista è breve. Non piace proprio quest'ipotesi, che si aggira nel Palazzo, di «perdonare» i «tangentisti»: «Ha ragione il senatore Salvi, del Pds - nota Pagliarini - quando dice che bisogna fare i processi. Cosa ci vuole a farli in fretta? Per i "serenissimi" sono stati molto rapidi, mi pare...»

Marco Formentini, ex sindaco di Milano negli anni bui del dopo Tangentopoli, ma soprattutto presidente dei «costituenti padani» farà concorrenza a Scalfaro. «Il 31 dicembre parlerò io ai padani - annuncia soddisfatto da Courmayeur - attraverso "Radio padania libera", visto che la nostra emittente tv non è ancora in funzione». Formentini elogia lo stratagemma di Calderoli e si scatena contro uno «Stato che ha due pesi e due misure. Assurdo questo accanimento contro i "serenissimi". Credo che siano gli unici in prigione dopo una sentenza di primo grado». La verità è che per Roma, per lo «stato centralista i nuovi terroristi siamo noi», osserva. Quanto poi al progetto di un'amnistia per Tangentopoli, l'ex «borgomastro» milanese parla di «regalo indebito. So benissimo cosa ha voluto dire Tangentopoli, io che, il primo anno del mio mandato a Milano, facevo fatica a fare l'appalto per tagliare l'erba. Ma non è il momento: la classe politica che ha originato Tangentopoli è ancora la stessa che ha il potere, quindi...».

Domenico Comino, capogruppo alla Camera del Carroccio e segretario della Lega Piemont definisce la protesta del telecomando «originale e condivisibile», respinge la grazia e inorridisce all'ipotesi di un'ammnistia per Tangentopoli. Così si esprime la Lega, che, stavolta, non difende una posizioni isolata. La grazia agli ex terroristi, infatti, non ha fatto arrabbiare solo il Carroccio. Il senatore di An Michele Bonatesta ha scritto a Scalfaro per chiedergli spiegazioni, Mirko Tremaglia, anch'egli di An, è ancora più drastico: «Dove vi sono fatti di sangue, non può esservi grazia, se non vi è il perdono dei parenti delle vittime ed il pentimento degli assassini», ha dichiarato. Reazioni negative anche dai familiari di agenti di polizia e carabinieri vittime del terrorismo: «Il presidente della Repubblica - è scritto in una nota - dovrebbe essere il presidente di tutti gli italiani, ma dal recente gesto non ci arriva certo questa conferma».

WB01343_.gif (599 bytes)