Corriere della Sera - 28.12.1997

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Carol Beebe: il ritorno alla normalità delle pene è giusto, ma non mischiamolo con il «perdono» ai tangentisti

La vedova di Tarantelli: indulto mirato sì, colpo di spugna no

«Un omicidio politico deve essere considerato ben più grave di un omicidio "comune"»

G. Ga.

ROMA - «La grazia? Penso che sia una prosecuzione logica, concreta, di quello che Scalfaro aveva detto più volte: che ci sono casi nei quali le pene sono ingiuste, perché troppo pesanti per i reati effettivamente commessi». Pacata come sempre, Carol Beebe Tarantelli riflette su quello che sta accadendo in queste ore attorno al pianeta degli ex terroristi. Un mondo al quale la psicanalista americana, ex deputato del Pds, è in qualche modo obbligata a guardare. Da almeno 12 anni, da quel 27 marzo dell'85, quando un commando delle brigate rosse uccise suo marito, l'economista Ezio Tarantelli.

«C'è molta confusione, in quello che sta accadendo. Si mescola l'indulto ai terroristi con un'eventuale amnistia per Tangentopoli. Ma non abbiamo nessun motivo di pensare che Tangentopoli sia finita, mentre il terrorismo grazie a Dio sì. Capisco benissimo politicamente chi vuole mettere insieme le due cose. Non sono mica nata ieri. Ma una classe politica che fa questo - ora o nell'immediato futuro - è una classe politica che non ci tiene alla sua autorevolezza e al consenso dei cittadini. Sarebbe un errore politico enorme, oltre ad essere un errore dal punto di vista del rispetto della cultura della legalità».

Altro è invece parlare del terrorismo, dice Carol Tarantelli. «Il problema è che c'è una parte del Parlamento che vede l'indulto come una chiusura definitiva degli anni di piombo, e quindi dice: liberiamoli tutti. E c'è invece un'altra parte, e penso una larghissima parte del Paese, che questo discorso non lo accetta. Mentre accetta - anche se a fatica - il discorso del riequilibrio delle pene, di un ritorno alla "normalità" delle pene. E questo è un indulto più mirato, di cui questa grazia è una sorta di anticipazione. Se si accontentassero quelli che spingono per un indulto del genere, io penso che la legge in Parlamento potrebbe anche passare. Mentre è molto difficile che passi un colpo di spugna generalizzato».

Secondo lei ci sono molte perplessità, moltissime. Anche a sinistra. «Perché è stupefacente il principio che passerebbe con un indulto generalizzato: il principio che un omicidio politico è meno grave di un omicidio "comune". Mentre casomai è il contrario. Un omicidio politico dovrebbe essere considerato più grave, proprio per gli effetti che determina. Credo che a forza di spingere per un indulto eccessivo, si rischia di non fare niente. Del resto la cosa equilibrata, la cosa giusta, la cosa che sarebbe anche una riaffermazione di principi di legalità e di equità, sarebbe anche l'unico modo di sanare le ferite ancora aperte. La politica ha l'obbligo del coraggio di fare ciò che può essere anche impopolare, ma che è giusto fare. Ma ha anche un obbligo del governo complessivo del Paese, e del suo futuro».

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