Il Corriere della Sera Mercoledì, 30 luglio 1997
«Una legislazione non d'emergenza». Coincidente con «un piano stabile di lotta al crimine che garantisca sia gli imputati sia i cittadini». Riproposta dal presidente della Camera, l'idea di un riassetto complessivo della giustizia in Italia non è nuova. Ma Luciano Violante l'ha esposta ieri con chiarezza, ricevendo la stampa parlamentare. «Una legislazione non d'emergenza...»: cioè un mosaico che le forze politiche vogliono comporre in fretta e i cui tasselli sono ormai ben visibili. Riguardano la riforma dell'articolo 513, con una norma che meglio garantisce i diritti della difesa nel contraddittorio processuale; il tema dell'indulto ai condannati per fatti di terrorismo; più in generale le misure del pacchetto Boato, figlio della Bicamerale, attese presto in Parlamento. Alla vigilia delle ferie estive, il bilancio di questo impegnativo sforzo - certo il più ambizioso da molti anni - presenta qualche luce e ancora molte ombre. La riforma del 513 sarà cosa fatta domani in Senato. Ma lascia dietro di sé una scia di lacerazioni e di dubbi che hanno investito soprattutto il Pds e toccano il rapporto tra il partito di maggioranza e la magistratura. Vedremo in settembre, quando si discuterà come «risarcire» i procuratori anti-mafia con misure speciali ad hoc, se le ferite di questi giorni sono state superate. Violante, che di rapporti tra politica e magistratura se ne intende, ha indicato una strada realistica; ma il Pds e il resto della sinistra hanno bisogno di un po' di tempo per placare le acque.
Viceversa l'indulto è lungi dall'essere maturo. Può darsi che abbia ragione il presidente della commissione giustizia, Pisapia, secondo il quale non c'è stata alcuna fretta, bensì un lavorìo preparatorio durato mesi. Resta il fatto che l'operazione è in alto mare. C'è una spaccatura trasversale tra i due poli e all'interno dell'Ulivo, con i Popolari nettamente contrari. Se oggi il provvedimento fosse votato in aula, anziché in commissione, non sarebbe approvato. Come dire che nel percorso verso un generale riequilibrio della giustizia l'indulto si colloca alla fine, piuttosto che all'inizio.
È chiaro comunque che le polemiche tra i partiti, e tra questi e segmenti importanti della magistratura, sono un segnale che aiuta a capire in quale clima il Parlamento affronterà la «bozza Boato», cioè il corpo centrale della riforma. A tale proposito si può facilmente prevedere un autunno caldo. E, tuttavia, proprio la vicenda del 513 dimostra che in Parlamento esiste oggi una maggioranza ampia e determinata ad andare avanti. Offrendo al potente «partito dei giudici» le opportune garanzie; ma senza recedere dal suo obiettivo.
In ogni caso si tratta di problemi destinati alla ripresa di settembre, come l'intesa definitiva sullo Stato sociale e come il resto delle riforme istituzionali. Le Camere sono agli sgoccioli e si congedano con una raffica di nuove leggi. Qualcuna, come quella che regola l'emittenza televisiva, chiude un estenuante braccio di ferro. Altre, come la proroga del finanziamento ai partiti (in barba ai risultati del referendum del '95) è andata in porto con una rapidità sospetta e non aiuta a ristabilire un rapporto di fiducia tra l'opinione pubblica e il sistema politico. I referendari di Pannella hanno chiesto a Scalfaro di non firmare la legge, ma è probabile che in cuor loro non si facciano troppe illusioni.
Sullo sfondo il Polo berlusconiano si prepara a un'estate nervosa. È l'intera strategia del centro-destra ad essere in discussione, come fanno capire Fini e Casini. Logica conseguenza di una situazione generale ormai stabilizzata a vantaggio del governo Prodi. Due anni senza scossoni sono un tempo molto lungo da sopportare per un Polo poco abituato a fare serenamente l'opposizione. La bonaccia aiuterà la riflessione. Con un argomento in agenda: la prospettiva del gruppo dirigente, compresa la leadership di Berlusconi, in vista del traguardo del '99. Sapendo che presto si porrà la scelta del candidato al Quirinale e poi a Palazzo Chigi.