Il Corriere della Sera                                                             Mercoledì, 30 luglio 1997

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CONTRARIO

Priore: clemenza sbagliata

«Non sono passati dieci anni dal delitto Ruffilli»

«La piaga è aperta, il dolore delle vittime permane»

Paolo Foschini

MILANO - «Sono contrario in linea di principio a ogni istituto di clemenza: un ordinamento moderno dovrebbe prescinderne, e assicurare invece con fermezza la inderogabilità delle sanzioni».

Rosario Priore, il giudice istruttore di Ustica e dell'attentato al Papa, è categorico. Non gli piace l'idea dell'indulto per i terroristi, e gli piace ancor meno quella di perdonare i tangentisti.

Giudice Priore: perché?

«Quanto agli anni di piombo, è vero che il terrorismo non costituisce più una minaccia. Ma la ferita che esso ha inferto alla nostra società è ancora aperta, e ci vorrà ancora tempo perché si rimargini».

Eppure a parlare di indulto sono in tanti. Tutti insensibili?

«Ripeto, credo che il periodo del terrorismo si potrà dire chiuso solo quando saranno chiuse le sue ferite. A parte i morti, che non sono stati pochi, ci sono i feriti, i sequestrati, e tutti i parenti delle vittime. E anche se non esiste più il terrore permane il dolore cagionato da quel periodo. Da noi ci si dimentica troppo spesso delle persone offese dai reati e delle esigenze di protezione della società».

Folena dice che questo non sarà un colpo di spugna, un pezzo di Forza Italia dice che lo voterà, una fetta di An anche: smemorati?

«Non so. Dico solo che dall'uccisione del professor Ruffilli da parte delle Br non sono passati neppure 10 anni. E che, a distanza di mezzo secolo, persino fatti come via Rasella e le Fosse Ardeatine non sono considerati "puri eventi storici" ma piaghe aperte del nostro corpo sociale. Certo, è difficile conciliare i sentimenti dei parenti delle vittime con la volontà di alcune forze politiche che progettano la chiusura degli anni di piombo. Direi che le due cose appaiono inconciliabili».

Il senatore Leo Valiani dice che se si chiude con il terrorismo bisogna chiudere anche con Tangentopoli.

«Valiani è stato ed è una grande figura della Repubblica, la sue parole sono state di sostegno fortissimo per tutti coloro che hanno dovuto fronteggiare il terrorismo. Questa volta però non sono d'accordo con lui. Indulti e amnistie possono essere concessi sono quando determinati fenomeni criminali sono cessati e gli autori dei reati che ne derivarono hanno mostrato segni di resipiscenza o quanto meno di soggezione alle istituzioni. Per Tangentopoli siamo appena agli inizi».

Sta' a vedere che questa volta Priore la pensa come D'Ambrosio...

«In che senso?».

Beh, sulla separazione delle carriere eravate su sponde opposte. Ma ha presente, invece, quando D'Ambrosio descriveva l'indulto sul terrorismo come un «grimaldello» per l'amnistia sulle tangenti?

«È vero, certi segnali in tal senso ci sono. Il legislatore dovrebbe essere in grado di tenere nettamente separati i due fenomeni... ma il pericolo c'è. La corruzione non è affatto depennata, per molti aspetti è più forte di prima. Eppure nel nostro Paese è una tradizione: ricorrere alle amnistie nascondendo dietro nobili ideali la bassa esigenza di svuotare archivi di procure e tribunali. Per non parlare di un principio ancor più vecchio...».

Quale?

«Quello per cui una mano lava l'altra. Col quale si chiudono tutte le partite».

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