Il Corriere della Sera Mercoledì, 30 luglio 1997
ROMA - Il Polo insorge contro questa legge e invece lei, onorevole Maiolo, con il suo voto determinante, fa approvare in commissione il provvedimento sull'indulto...
«Ho presentato diversi disegni di legge sull'indulto nelle passate legislature, anche se non amo particolarmente i provvedimenti di clemenza, le amnistie».
Ma?
«Ma siamo un Paese sudamericano e dunque dobbiamo prenderne atto».
Cioè?
«Non possiamo nasconderci che non c'è la certezza del diritto, la custodia cautelare è troppo e ingiustificatamente lunga, le indagini si fanno con le dichiarazioni dei pentiti e con le intercettazioni. Stando così le cose è un dovere dello Stato e del Parlamento fare di tanto in tanto un indulto, mettere un cerottino, niente di più, al sistema giudiziario».
Solo cerottini, come dice lei?
«L'indulto non ha nulla a che fare con lo Stato di diritto. È soltanto un provvedimento per svuotare le carceri ogni tanto».
Secondo lei l'indulto va esteso a tutti i reati e non solo ai terroristi?
«Certo. Il provvedimento dovrebbe essere generalizzato. Per i terroristi ci vorrebbe comunque maggiore clemenza perché hanno avuto condanne più alte di altri».
E i parenti delle vittime del terrorismo?
«Il vuoto di una vittima del terrorismo è sul piano umano incolmabile, soprattutto per i parenti. Ma il Parlamento deve legiferare con freddezza e razionalità, anche su questi argomenti».
Ma...
«No, se si cede alle emozioni, si finisce per giustificare la pena di morte. Non dimentichiamo che i terroristi si sono comunque già fatti diversi anni di carcere. Adesso si tratta di chiudere un'epoca».
Restano esclusi però i reati di strage dal provvedimento dell'indulto: Mambro e Fioravanti, terroristi di destra, resteranno in carcere.
«Mi spiace per loro, che io ritengo innocenti: il reato di strage è considerato troppo grave. Io non avrei messo un limite al provvedimento approvato».