Il Corriere della Sera Giovedì, 31 luglio 1997
Flavio Haver
ROMA - Non è una vera e propria rivolta, ma il fronte del «no» serra i ranghi. E l'approvazione della legge sull'indulto, rinviata a settembre, è tutt'altro che certa. Le voci contrarie al provvedimento si sono moltiplicate con il passare delle ore, a partire dai sindacati di polizia e carabinieri. Dopo lo scontro in commissione giustizia di martedì scorso, la maggioranza è divisa. I popolari confermano il loro «no» e ieri il pidiessino Cesare Salvi, capogruppo dei senatori della Quercia, ha chiesto una «pausa di riflessione», sottolineando che «alcune delle preoccupazioni del Ppi hanno una loro ragionevolezza».
Sul fronte opposto Silvio Berlusconi rimarca che Forza Italia ha votato contro in commissione Giustizia perché «riteniamo siano ancora vicino a noi episodi per cui abbiamo pianto e tanti sono stati colpiti negli affetti più cari». Ma a favore dell'indulto scende in campo Francesco Cossiga. «Non è una novità che io sia da sempre favorevole all'indulto», ha ricordato l'ex capo dello Stato. «Da presidente della Repubblica, volevo graziare Renato Curcio ma me l'hanno impedito. Ho fatto amnistie, ho fatto libri insieme ai terroristi...».
Quella di Cossiga è stata una delle poche posizioni favorevoli all'indulto. Il presidente del Senato Nicola Mancino, pur sottolineando di esprimere un'opinione non istituzionale, ha detto chiaramente di essere «favorevole a provvedimenti clemenziali di tipo personale, la cui valutazione è rimessa al Parlamento». E Gianfranco Fini, senza mezzi termini, ha detto che An è contraria. Dure critiche anche dai sindacati di polizia e carabinieri: l'indulto viene definito un'«offesa per i servitori dello Stato vittime della violenza» e un «insulto per le forze dell'ordine». Favorevole, invece, il Sap, secondo il quale deve comunque restare in carcere chi ha dimostrato una «notevole tendenza a delinquere».
Durissimo l'Osservatore Romano. «Malgrado si parli tanto di "seconda Repubblica", lo stile non cambia: si cerca di far passare in fretta e quasi in sordina, complice la calura di un fine luglio romano, un provvedimento che avrebbe richiesto un dibattito approfondito e avrebbe dovuto coinvolgere i cittadini», ha scritto il giornale della Santa Sede. No all'indulto, seppure con qualche apertura, dal procuratore aggiunto di Milano Gerardo D'Ambrosio, titolare di inchieste sul terrorismo come quella su piazza Fontana nel periodo degli attentati. «Il momento è sbagliato», ha sottolineato. «Quando uscivamo di casa, ci facevamo il segno della croce pensando: "vediamo se oggi mi ammazzano o mi sparano alle gambe". È difficile perdonare, dimenticare e accettare che i responsabili della morte di amici e colleghi tornino in libertà». «No al "doppiopesismo»: è l'invito, invece, di Francesco Storace, presidente della commissione di vigilanza Rai. Il parlamentare di An si è chiesto se anche gli ex terroristi neri Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (che sarebbero esclusi dall'attuale indulto) sono «figli di quegli anni». E ha osservato: «Se la sinistra accetta di ripensare certe scelte, anche il Polo avrà il dovere di non chiudere gli occhi, consacrando definitivamente la vittoria dello Stato sul terrorismo».