il Manifesto - 03 Agosto 1997

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giorno/notte BREVI

STRAGE DI BOLOGNA

S'indebolirà il segreto di stato

"Le cose promesse sono state mantenute, era un nostro impegno" ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi, durante la manifestazione davanti alla stazione di Bologna nel 17/o anniversario della strage. Poi ha sostato alcuni secondi davanti alla lapide nella sala d'aspetto della stazione di Bologna, dove scoppiò la bomba della strage. Ieri mattina, nella sala del consiglio comunale di Bologna, davanti ai parenti delle vittime della strage, il sottosegretario alla Difesa Massimo Brutti ha annunciato una proposta di legge del governo per una nuova disciplina dei servizi, e nuove norme sul segreto di stato. La commissione di studio, ha confermato il vicepresidente del consiglio Veltroni, dovrebbe concludere i lavori in settembre, poi il progetto sarà esaminato dal governo. E' quel che l'associazione dei familiari delle vittime chiede da 13 anni, con una legge d'iniziativa popolare che la commissione ha raccolto. Due, ha chiarito Brutti, i principi ispiratori: "ridurre l'area nella quale è opponibile il segreto di stato", e per reati "che colpiscono beni costituzionalmente rilevanti il segreto non sia opponibile". "In Italia - ha detto il presidente della camera Violante - il segreto di stato è eterno, non ha termini. In tutti i paesi democratici non è così; scaduti 10, 12, 13 anni gli armadi si aprono, i documenti escono, i cittadini leggono ed il popolo capisce che cosa è successo. Questa, in Italia, deve essere una elementare riforma".

INDULTO

Veltroni e Mastella, un ni e un no

Sempre da Bologna, interviene sull'indulto il vicepresidente del consiglio Walter Veltroni, a sostegno delle recenti dichiarazioni di Scalfaro e Violante sulla priorità delle ragioni dei familiari delle vittime rispetto a quelle del superamento degli anni di piombo: "il mio giudizio è il medesimo", dice Veltroni prima di stringere la mano ai componenti dell'associazione dei parenti delle vittime della strage di Bologna. Suona intanto sempre più invalicabile il no dei cattolici: Clemente Mastella, presidente del Ccd, scrive sul "Tempo" di oggi che l'indulto andrebbe usato "con estrema cautela e caso per caso (la stessa formula usata nelle scorse settimane da alcuni esponenti dei Popolari, come Leopoldo Elia e Rosy Bindi, ndr), non certo per emendare la frangia violenta di una generazione intera, quella del '68 e del '77, che non solo non chiede indulti, perché non ne ha bisogno, ma nella sua generalità ha contestato sui libri, sui giornali, nei cortei, arrivando allo scontro fisico, ma mai al terrorismo o alla sua esaltazione. Chi lo ha fatto, è giusto che ne risponda in proprio, senza invocare attenuanti che non esistevano né allora né oggi". Diversamente, sostiene Mastella, non si avrebbe altro che la riprova che "questo stato non rispetta i morti e ignora i vivi, penalizza la normalità, la civiltà, anche nel dissenso, ascolta solamente chi sa alzare, in qualunque modo, la voce".

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