il Manifesto - 05 Agosto 1997

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L'EMERGENZA E' FINITA. E ORA, L'INDULTO

FRANCO CORLEONE *

L' APPROVAZIONE da parte della Commissione giustizia della Camera di un testo equilibrato per la concessione di indulto per le pene relative a reati di terrorismo ha suscitato un'ondata di polemiche, di precisazioni, di sottili distinguo. Le parole di Violante e di Veltroni alla manifestazione del 2 agosto a Bologna rendono ineludibile una riflessione ragionata su un tema che si rivela scabroso e che mostra un nervo scoperto. Eppure non data da oggi l'idea di individuare una soluzione politico-giudiziaria per chi sconta condanne per partecipazione alla lotta armata.

Il problema è aperto e coinvolge la memoria e l'elaborazione collettiva di un periodo storico e politico tra i più controversi del cinquantennio repubblicano. Non è interamente nelle mani del sistema politico risolverlo in tutti i suoi risvolti. E' però interesse e prerogativa della politica, dei partiti e del parlamento avviarne la soluzione nel segno di una triplice prospettiva: della capacità di uno stato democratico di mostrare il volto dell'umanità, dopo quello del rigore; di un ripensamento storico-politico del terrorismo e del suo contesto; del risanamento di un sistema giudiziario viziato e deturpato dalla legislazione d'emergenza, che proprio nella risposta al terrorismo affonda le sue radici. A queste riflessioni credo si siano ispirati in più occasioni il senatore Cossiga e il presidente Scalfaro che in una assise solenne invitava il Parlamento a ponderare con attenzione e saggezza l'avvenuto recupero "dell'intelligenza, del cuore e della volontà di molti dei detenuti per fatti di terrorismo".

L'orgia di parole, più ciniche che umane, udite in questi giorni, rappresenta plasticamente l'inadeguatezza della classe politica di governo e di opposizione. Una reazione così irrazionale ed emotiva non è altrimenti spiegabile se si pensa che nella XI legislatura, il 22 dicembre 1993, la Commissione giustizia del Senato approvò un testo sull'indulto simile a quello di oggi. Perché dopo 4 anni si è cancellato il ricordo di un atto a cui partecipò Massimo Brutti? Che è accaduto all'Italia perché la proposta d'indulto di Ugo Pecchioli sia misconosciuta? Il passaggio di regime ha travolto e azzerato ogni patrimonio collettivo? Si deve ricominciare daccapo ricostruendo un filo di ragionamento che appariva acquisito e comune? Addirittura mi pare surreale negare la liceità dell'indulto perché ancora sconosciuti i responsabili delle stragi e di Piazza Fontana; proprio da quelle tragedie alcuni trovarono motivo di rottura irreparabile. Si è anche tirato in ballo a sproposito Toni Negri, con una assoluta acrimonia verso una persona che è in galera e che per questo merita rispetto.

E' ormai il tempo delle scelte politiche e del rigore intellettuale. Non si tratta di dare un colpo di spugna sul passato, né di accedere a forme di perdonismo dolciastro né al riconoscimento politico delle organizzazioni armate, ma al riequilibrio delle pene per i reati di terrorismo comminate con una legislazione emergenziale, intervento reso possibile dall'estinzione del fenomeno terrorista e del venir meno della pericolosità sociale di chi ne fu coinvolto. Questa è la legislatura che ha il compito di dire un "sì" o un "no". Tutto il resto riaprirebbe all'infinito le ferite dei parenti delle vittime o le illusioni dei condannati. Per la politica non dovrebbe più essere il tempo di delegare.

* sottosegretario alla giustizia

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