di LUCA CASARINI
LIBERARE la memoria", così aveva intitolato la federazione provinciale di Venezia di Rifondazione comunista l'assemblea svoltasi mercoledì sera nella sala consiliare del Municipio di Mestre: ma le memorie degli anni Settanta e le energie rivolte all'oggi, che si sono liberate, sono state molteplici e al di là di ogni aspettativa. Oltre duecentocinquanta le persone presenti tra il pubblico, la serata si è caratterizzata più come un forum di cittadini della laguna che come una manifestazione di partito.
La riflessione ha preso le mosse da due attualissime vicende: quella della carcerazione di Bompressi, Pietrostefani e Sofri, che, nell'aberrazione costituita dalla condanna definitiva dei tre sulla base della sola testimonianza di un più che discutibile pentito, ha avuto il merito di riportare all'attenzione di vasti settori dell'opinione pubblica la questione irrisolta relativa alle ricadute penali dei movimenti degli anni Settanta. E quella, per modo di dire "locale", rappresentata dal recente riarresto di Claudio Cerica, mestrino e militante autonomo del Comitato operaio del Petrolchimico di Porto Marghera, condannato proprio per la sua partecipazione a quelle esperienze di lotta.
Trattenuto a Roma da impegni parlamentari, è stato presente con un contributo scritto il senatore Giovanni Russo Spena, firmatario di uno dei disegni di legge perla "soluzione politica" che, inspiegabilmente, ancora attendono di essere discussi in parlamento.
Il peso dell'emergenza
Egli ha sottolineato tutto il peso dell'"emergenza" e la sua trasformazione - a partire dalla criminalizzazione dei movimenti di permanente eccezionalità, elle contraddizioni sociali in questo paese: "il nostro stato di diritto è così uscito gravemente mutilato dagli anni '70" ha detto. Straordinario è stato poi l'impegno a sostegno delle iniziative per la liberazione di quanti sono ancora incarcerati o costretti all'esilio per le vicende legate a quel conflitto politico e sociale, assunto per bocca del prosindaco Gianfranco Bettin, anche dal sindaco di Venezia Cacciari. Del resto la giunta di Venezia aveva già dimostrato una particolare sensibilità ai problemi della prigionia politica; con la lettera a favore dell'indulto, indirizzata da Massimo Cacciari l'estate scorsa al Ministro della giustizia Flick, con la proclamazione della città lagunare "luogo per l'accoglienza degli scrittori di tutto il mondo perseguitati per motivi politici o religiosi", con la concessione infine della cittadinanza onoraria a Mumia Abu Jamal e a Silvia Baraldini. Il coinvolgimento della municipalità veneziana in questa battaglia si è aggiunto alla presenza di tutte le esperienze oggi coinvolte nel dibattito e nelle iniziative sugli anni Settanta: dal Comitato "Liberi Liberi" di Venezia ai Centri sociali, primi fra tutti il "Rivolta" di Marghera, impegnato in una campagna a 360 gradi per la scarcerazione di Cerica, e il "Morion" di Venezia.
Un piccolo esempio
L'assemblea è stata così - ha poi sostenuto Danilo Del Bello dell'Arsenale Sherwood di Padova - "l'esempio, in piccolo, di quale fisionomia potrebbe assumere un movimento ampio e diffuso per la liberazione degli anni Settanta": la capacità, nel rispetto delle differenti storie passate e dei differenti percorsi attuali, di tenere assieme singoli casi giudiziari - in cui sia particolarmente evidente o il ruolo giocato dalle interessate chiamate di correità di qualche "pentito" o la mostruosità della burocratica ripetizione di una vendetta statuale che ha ormai perso alcuna argiro d'essere politica (vedi Cerica) -con una generale riflessione sull'esperienza degli anni Settanta italiani e l'articolazione di proposte concrete che abbiano chiari e semplici obbiettivi, da raggiungere nel più breve tempo possibile.
"Non si possono liberare le memorie - ha affermato con decisione il segretario veneziano del Prc Walter De Marchi -se prima non si liberano i corpi che sono ancora dietro le sbarre di un carcere". Infatti, la mozione approvata al termine del dibattito - con il significativo consenso politico del sindaco e del prosindaco di Venezia - si esprime per il deciso superamento "della cultura e della pratica politico-giuridica dell'emergenza" attaverso una soluzione "egualitaria e non differenziante", chiedendo che "venga messa mano al più preso a quei provvedimenti legislativi in grado di consentire la liberazione di tutti i detenuti politici e il ritorno degli esiliati".