Il manifesto - 11.12.97

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Tre battaglie di verità e libertà

L A STORIA del nostro paese è da molti anni una desolata terra di nessuno. Vi si consumano le più violente e inaudite scorrerie ideologiche, e se ne invade il terreno attraverso il paradigma giudiziario e il ricatto reclusorio. Il risultato è un combinato di revisionismo storico e rappresaglia penale che lascia sbalorditi per efficacia e sfrontatezza. Non solo il '68, ma la stessa Resistenza è salita sul banco degli imputati. E la galera è arrivata per tutti: per tutti meno che per gli stragisti.

Il bilancio è infatti amaro. Per quanto evidenti siano le responsabilità degli uomini di governo e dei servizi segreti del periodo, non disponiamo ancora né dei mandanti né degli esecutori della strategia della tensione. E questo è accaduto in un'Italia dove i detenuti politici degli anni 70 restano in carcere, condannati da una legislazione che ha scandalosamente inasprito le pene, mentre la vicenda Sofri, Bompressi e Pietrostefani si avvia al punto morto della rimozione, stretta fra il caparbio spirito di corpo della magistratura e gli indugianti atteggiamenti delle alte cariche istituzionali.

Ci si avvede, così, che la battaglia per la verità storica e contro l'emergenza è di importanza vitale per ogni donna e uomo libero del nostro paese. I giudici non possono scrivere la storia. E d'altra parte è lecito attendersi che finalmente gli archivi si aprano, che le carceri si svuotino, che insomma una qualche ventata di verità e libertà spazzi questa Italia ubriacata di misteri e paradossi, dove il giustizialismo è penetrato in ogni dove, ma non nel sancta sanctorum dello stato.

Il 12 dicembre è allora la data giusta per raccogliere in un'unica spinta tre battaglie finora condotte in modo separato. La verità sulle stragi, una soluzione generale per i detenuti politici, e l'immediata liberazione di Sofri, Bompressi e Pietrostefani, possono e devono essere richiesti insieme , in un'unica assunzione di responsabilità dell'Italia democratica e di sinistra. Non si tratta di confondere terreni diversi, ma di individuare un orizzonte comune. E anche di disarmare una volta per tutte quelle ben note ipocrisie, che oppongono, per esempio, all'indulto l'argomento delle stragi impunite, e alla liberazione di Sofri, Bompressi e Pietrostefani presunte e opportunistiche ragioni di generalità.

Per questi motivi, per rivendicare verità e libertà, e non lasciare la storia alle vendette giudiziarie, è nostra intenzione riunirci a Milano, per una grande iniziativa di discussione e di lotta, da tenersi nelle giornate del 13 e 14 dicembre 1997. Come un frutto avvelenato, l'emergenza degli anni 70 ha infatti intossicato nel profondo la cultura giuridica e sociale del nostro paese. Ne è risultato stravolto il sistema delle garanzie individuali, ma ne sono state condizionate anche le politiche sull'immigrazione, sulle tossicodipendenze e sulla questione meridionale. L'illusione disciplinare, che tanta parte ha, oggi, nel determinare il rapporto stato-società, affonda dunque le sue radici nel meccanismo di cui sono vittime Sofri, Bompressi e Pietrostefani. Chiederne l'immediata scarcerazione, come pure chiedere una soluzione generale per i detenuti politici, significa chiedere più libertà per tutti , e rivendicare un'idea di società ove i proibizionismi vengano banditi e il giustizialismo non sia più la corda emotiva prevalente nel senso comune.

Di fronte a tutto questo, un momento aperto di discussione e testimonianza con la partecipazione di tutte le espressioni e le idee della sinistra, diventa un appuntamento di straordinaria importanza. Noi diciamo che è venuto il momento di reagire insieme: ciascuno con il proprio percorso, ma in un comune orizzonte di verità e liberazione .

Rete Sprigionare, I compagni di Walter Rossi

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