Il Manifesto - 14.12.97
PIAZZA FONTANA/1
di Bruno Perini
"Molti di voi si chiedevano in che veste avrei partecipato a questo incontro. Dopo i primi interventi mi par di capire che forse sono in veste di imputato. Permettetemi almeno un'autodifesa". Esordisce così Giuliano Pisapia al convegno organizzato da "Rete Sprigionare". Il tema, "Verità e Libertà", è impegnativo. Ed è difficile da coniugare, soprattutto se lo si vuole ancorare a questioni tanto diverse come la strage di piazza Fontana, i prigionieri politici degli anni di piombo, il caso Sofri. Il rischio del patchwork è altissimo ma già dai primi interventi il tiro viene spostato. Nella bislunga sala del palazzo delle Stelline, irrompe infatti un tema ancora più spinoso, quello della frattura tra sfera della politica e movimenti sociali, tra speranze di cambiamenti radicali e limiti del riformismo, tra le tentazioni d'ordine del governo Prodi e i conflitti sociali. Il primo a sparare a zero è il sociologo Salvatore Palidda. "La maggioranza ha sposato la linea dell'ordine e della disciplina. Come mai non si riesce a fermare la "conversione poliziesca" nonostante ci siano al governo uomini democratici come Giovanni Maria Flick e Giuliano Pisapia? Io credo che non abbiamo saputo fermare la disgregazione sociale". L'avvocato Giuseppe Pelazza, legale del Leoncavallo, rincara la dose. Parla apertamente di rimodellamento dello stato e affinamento del modello repressivo. Attacca la Bicamerale e il presidenzialismo. Neppure la procura di Milano viene risparmiata: "L'operazione Mani pulite esalta il giudice neutrale che fa pulizia. Una filosofia che si trova nella Bicamerale". Neppure Vittorio Agnoletto, presidente della Lila, è morbido. Anzi è proprio lui a porre il tema centrale: "Siamo a una totale frattura tra autonomia del politico e sociale. Il sistema politico si autorappresenta. O sei in grado di costruire una lobby o non esisti. Ormai è passata l'idea che le forze sociali quando si muovono disturbano il manovratore". Alla fine della raffica di critiche, l'imbarazzo non impedisce a Pisapia di rispondere: "Ho il dovere di parlare con chiarezza. C'è in primo luogo un equivoco: questo paese non ha votato a maggioranza per la sinistra ma per la destra e la lega. Il nostro non è un governo di sinistra ma di centro all'interno del quale c'è qualcuno che si batte su questi temi. Volete un esempio? I giorni della crisi di governo ci siamo sentiti soli, le critiche ci venivano anche da sinistra. E comunque -
aggiunge Pisapia in una sala silenziosa - se noi non riusciamo a trovare unità d'azione subiremo una sconfitta storica da cui non torneremo indietro per anni". Pisapia difende le iniziative sul carcere, il progetto sull'indulto, la depenalizzazione dei reati minori. L'applauso è debole. Forse oggi, secondo giorno di lavori, la frattura si ricucirà. Per ora la ferita resta.