Il Manifesto - 14.12.97
PIAZZA FONTANA/2
I ERI MATTINA, 28 anni dopo, c'erano corone di foglie fresche davanti alla Banca dell'Agricoltura, e mazzi di rose davanti alla lapide dell'anarchico Pinelli, ucciso innocente in questura tre giorni dopo la strage (domani sera, in piazza Fontana, gli anarchici lo ricordano con una manifestazione). Davanti a quella lapide, tre persone; in tasca un barattolo di vernice e un'idea: dipingere come erano una volta, rosse, quelle lettere scolpite nella memoria, "ucciso innocente...". Intanto tutt'intorno in cinquemila si raccolgono per sfilare fino a San Vittore: "un saluto" ai detenuti. Sono stati solo i primi, lunghissimi, passi di due giornate di dibattito e mobilitazioni sul tema "Verità e Libertà". Due concetti che la Rete Sprigionare, nelle cui maglie si trovano diverse realtà autogestite, ha scelto per rilanciare una discussione sugli anni '70 e sulla necessità di uscire dall'"emergenza" che ancora vuole in carcere oltre 200 persone (altrettanti sono all'estero). A partire da piazza Fontana, luogo simbolo, l'unico capace di richiamare alla mente tutta la storia italiana degli ultimi trent'anni, la manifestazione si è di molto allungata dietro lo striscione "Amnistia ai detenuti e esuli politici degli anni '70". Non che tutti la pensassero allo stesso modo sulle soluzioni per uscire dall'"emergenza". Ma tutti più o meno si sono riconosciuti in quel lungo racconto, "un filo nero", che continua a unire la storia di ieri con quella di oggi. E con qualche acrobazia di senso ogni spezzone ci ha messo del suo: dalle stragi di stato fino alle politiche neoliberiste, dalle carceri spagnole piene di prigionieri baschi fino allo sfruttamento del lavoro precario, dai processi a Milano contro il Leoncavallo fino alla privatizzazione della sanità voluta da Formigoni e alla deportazione dei cittadini albanesi.