Il Manifesto - 18.12.97

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12 DICEMBRE Verità e Libertà fuori corso legale

di FABRIZIO NIZI *

Il Convegno di domenica 14 dicembre a Milano ha restituito un'immagine dura ma reale dell'attuale classe politica. La Verità e la Libertà (titolo dell'incontro) non fanno parte degli impegni del centro sinistra. A quasi trent'anni da Piazza Fontana e dalle stragi che insanguinarono il paese, dopo centinaia di sentenze, a distanza di anni dalla costituzione della Commissione parlamentare sulle stragi, l'accertamento delle responsabilità politiche è ancora lontano. E niente sembra invertire la tendenza all'autoassoluzione che i movimenti seppero rompere gridando "la strage è di stato". Allo stesso modo, siamo stati testimoni della non volontà politica di affrontare la detenzione degli anni 70 restituendo memoria e libertà ai 200 prigionieri e agli altrettanti esuli. Per il provvedimento d'indulto approvato in prima istanza dalla Commissione giustizia della camera non tira buona aria. Tantomeno saranno le riforme istituzionali a cambiare il panorama culturale e politico. Come tutti gli intervenuti hanno detto - tra gli altri Vendola, Cento, Viale, Palma, Sodani, Moroni e Cacciari e Bettin attraverso una lettera-documento assai impegnativa al convengo - non si sta parlando solo di storia, gli anni 70 sono uno snodo politico che il paese non è stato ancora in grado di affrontare per le conseguenze profonde che avrebbe sulla realtà e sull'immaginario di un paese ubriaco di giustizialismo e nutritosi di un'illusione disciplinare che attraversa ogni ambito sociale. Eppure, è di questo che c'è bisogno, quello che intendevano fare i Centri Sociali della Rete Sprigionare nelle due giornate di mobilitazione e di dibattito cui hanno partecipato migliaia di giovani. Alla manifestazione che da Piazza Fontana è andata a circondare simbolicamente il carcere di San Vittore e alla Fondazione Stelline nei due momenti di dibattito. Era nostra intenzione aprire questa discussione lanciando un chiaro segnale sul fronte delle libertà che cambiasse il segno autoritario impresso alla società dalla legislazione e dalla cultura emergenziale. Abbiamo constatato che ancora una volta sono solo i movimenti, le comunità in lotta a essere i depositari delle istanze di libertà. Ciò non ci entusiasma, ma ci convince che l'amnistia è l'unico orizzonte possibile con cui scrivere il futuro.

* Corto Circuito-Rete Sprigionare

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