Il Manifesto - 20.01.98
GIUSTIZIA
P PER SALVATORE Ricciardi, l'ex-brigatista ergastolano malato di cuore, il '98 è cominciato sotto i peggiori auspici. Il tribunale di sorveglianza di Roma, presieduto dal magistrato Flavio Monteleone, ha infatti deciso di non rinnovare il periodo di sospensione della pena, concesso al detenuto nel marzo '96. La sentenza di allora giungeva al termine di una lunga serie di dinieghi durata sei anni, durante i quali la salute dell'ex-brigatista (in carcere da 17 anni) si era notevolmente aggravata.
Così, appena ottenuta la "sospensione", Salvatore Ricciardi veniva ricoverato d'urgenza al Policlinico Umberto I di Roma e sottoposto a un difficile intervento per sostituire la valvola cardiaca-aortica con una protesi meccanica. Poi, un lungo decorso post-operatorio fatto di frequenti controlli clinici e strumentali, dovuti alla difficoltà di stabilizzazione della protesi nel sistema cardiocircolatorio e al continuo peggiorare delle condizioni di salute (un'altra valvola che perde i colpi, un rischio di trombosi, una persistente "dispnea da sforzo"). Infine, alla scadenza del periodo concesso, la nuova richiesta di "sospensione pena".
Se ne era già discusso nell'udienza del 28 novembre scorso, ma il dispositivo di sentenza è pervenuto ai legali di fiducia soltanto ora. Vi si legge che, nonostante le perizie mediche affermino la non avvenuta stabilizzazione del decorso post-operatorio e ribadiscano la necessità che il malato effettui continui controlli, non si considera opportuno rinnovare il differimento della pena.
Una sentenza che fa discutere, e che ha immediatamente provocato la reazione di tutti coloro che si occupano delle vicende dei detenuti politici condannati per fatti di lotta armata, e dei problemi che il persistere della loro detenzione richiama.
Da alcune assemblee romane, che hanno visto una foltissima partecipazione, è stato stilato infatti un appello alla mobilitazione, firmato "Le compagne e i compagni di Roma", che definisce la decisione del magistrato Monteleone "ingiusta, uno strascico infinito di quella mentalità emergenziale i cui frutti perpetuano a tutt'oggi la coazione a recludere. Una decisione persecutoria, che deliberatamente ignora la gravità della malattia e gli effetti del carcere sulla sua evoluzione".
Per i promotori del'appello, il caso dell'ex-brigatista è "purtroppo simile ai tanti casi di detenuti malati le cui 'personalità' - a differenza di quelle dei tangentisti - non risultano 'incompatibili con il regime di detenzione'". E avanzano il sospetto che "a condizionare il verdetto, più che le perizie mediche, sia stato l'impegno di Ricciardi come redattore di Radio Onda Rossa, la sua attività nei confronti dei detenuti e delle detenute politiche e il sostegno, più volte espresso, nei confronti delle ultime lotte dei detenuti comuni". E concludono: "Difendere la libertà di Salvatore Ricciardi, oggi che i temi delle garanzie sembrano interessare solo quando coinvolgono gli uomini del potere, diventa quindi una questione impellente, oltreché un doveroso atto di giustizia". Oggi dunque, in concomitanza con la discussione sull'autorizzazione all'arresto di Cesare Previti, ci sarà una mobilitazione davanti a Montecitorio dalle 13 a oltranza. E mercoledì, dalle 10,30, un volantinaggio all'ingresso del tribunale di Piazzale Clodio a Roma.