di VALERIO GUALERZI
PER sostenere la necessità dell'indulto nei confronti di chi lo stato lo voleva abbattere, Nichi Vendola cita Montesquieu, uno dei filosofi che lo stato moderno lo hanno fondato: "Quando è giunto a sconfiggere quelli che vorrebbero rovesciarlo, lo stato deve impegnarsi a porre fine alle pene e anche alle ricompense". Adattando la massima alla realtà di oggi, gli sconfitti sono gli ex terroristi e le pene le condanne inflitte sulla base delle leggi emergenziali varate per contrastare la lotta armata. Lo strumento per mettere in pratica il pensiero di Montesquieu è rappresentato invece dalla proposta di legge sull'indulto che la commissione giustizia della camera discuterà nelle prossime settimane. A illustrare il testo base del provvedimento sarà proprio Nichi Vendola. "Premessa importante - dice il deputato di Rifondazione - è spiegare cosa è stata l'emergenza. Emergenziale fu la straordinaria dilatazione delle pene, il sistema processuale e l'esecuzione delle condanne".
Chi interessa l'indulto?
Riguarda 225 detenuti che hanno scontato tra i 12 e i 15 anni. Oggi esiste un problema di equità e di rispetto del dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena. Terroristi che hanno ucciso più persone, pentendosi hanno riconquistato la libertà scontando pochissimo carcere. Chi ha invece fatto una rapina con finalità di terrorismo è ancora in carcere. Il problema di equità esiste sia all'interno del mondo della lotta armata sia con chi ha compiuto reati senza finalità terroristiche.
Ma, concretamente, chi sono questi 225 detenuti?
Tutti gli ex terroristi attualmente in carcere, esclusi i condannati per strage. Sono detenuti che godono dei benefici della Gozzini, impegnati nei lavori socialmente utili. Persone che non rappresentano più alcun pericolo per la sicurezza dello stato.
Se l'indulto venisse approvato per loro cosa cambierebbe?
L'ergastolo passa a 21 anni, le pene fino a 10 anni sono diminuite di 5 anni, le pene superiori a 10 anni sono dimezzate. Le pene accessorie e pecuniarie vengono cancellate. Vengono interamente condonate le pene per i reati di banda armata o di associazione sovversiva quando non vi sia stata altra condanna per reati specifici. In tutti gli altri casi, le pene per i reati associativi vengono dimezzate.
Quanti di questi 225 tornerebbero in libertà?
Alcuni uscirebero subito, gli altri nel giro di 4 o 5 anni.
Potrebbe sembrare un colpo di spugna su un passato doloroso.
Il vero colpo di spugna sarebbe non fare l'indulto, rimandare tutto in attesa che la pena compia il suo corso ben oltre qualsiasi sentimento di giustizia, ma viceversa incarnando un sentimento di vendetta. In tutto il dibattito, così come nelle mie conclusioni, il richiamo alle vittime del terrorismo è stato un passaggio tutt'altro che rituale o celebrativo. Vi è un debito della memoria che è anche uno stringente nodo politico per l'oggi e il domani. La Corte costituzionale quando diede il suo autorevole avvallo alle norme emergenziali indicò come limite invalicabile la circoscritta temporaneità di quei provvedimenti. Da questo punto di vista occorrerebbe, al di là dell'indulto, intervenire su alcune di quelle norme per cancellarle e tornare nei ranghi dell'ordinamento costituzionale.
Si è discusso di estendere l'indulto anche a chi è andato all'estero.
Un provvedimento di pacificazione che li escludesse sarebbe monco. Questa è una mia opinione, ma poiché questa opposizione provoca reazioni roventi, ho pensato di non farne cenno nel testo unificato che ho proposto a fine discussione, proprio per non ipotecare il proseguio del dibattito. Certamente verranno presentati emendamenti su questo tema e ci confronteremo liberamente.
Chi non vuole l'indulto dice: "Nella storia della lotta armata (soprattutto il caso Moro) ci sono ancora molti misteri. Perché premiare chi sa ma non parla?".
Di misteri ne esistono, ma è incredibile che possano essere messi sul conto dei protagonisti delle lotta armata. Bisogna chiederne conto ai servizi segreti, ai ventriloqui dei palazzi del potere, ai piduisti infiltrati al Viminale.