APPELLI
ANNA MARIA MERLO - PARIGI
G LI INTELLETTUALI francesi si mobilitano per la liberazione di Toni Negri e perché venga concessa un'amnistia ai numerosi condannati italiani per ragioni politiche, per farla finita una volta per tutte con gli "anni di piombo". Sono più di mille le firme raccolte. Ci sono alcuni storici, come Pierre Vidal Naquet, Jean Pierre Vernant, Michèle Perrot, filosofi come Etienne Balibar e Jacques Derrida, sociologhi come Pierre Bourdieu, scrittori, come Philippe Sollers, Régis Debray e Jean Lacouture, attori, registi, compositori come Pierre Boulez.
Il testo della petizione mette sotto accusa lo stato italiano, già denunciato ai suoi tempi da Amnesty International, "per le gravi irregolarità giuridiche che avevano segnato" il processo a Toni Negri e ai suoi collaboratori dell'università di Padova. Molti degli intellettuali che hanno firmato il testo sono rimasti stupiti di fronte alle cifre sui detenuti politici ancora in carcere in Italia e su quelle dei rifugiati che vivono da anni in Francia (Toni Negri era uno di loro, ha trascorso 14 anni a Parigi, insegnando filosofia all'università, prima di costituirsi a fine giugno scorso): "rimangono circa 180 persone detenute nelle prigioni italiane" per fatti legati agli "anni di piombo"; e "per quanto riguarda gli esiliati in Francia, ne rimangono circa 150" dice il testo dell'appello.
"Quale democrazia può pretendere di applicare, nei confronti di condannati politici -sostiene la petizione - una legislazione più severa di quella applicata ai detenuti di diritto comune, vent'anni dopo i fatti incriminati? La rimessa in libertà di Toni Negri deve finalmente aprire la strada a un'amnistia che comunque arriverebbe già troppo tardi. Soltanto l'abrogazione delle leggi d'eccezione e il voto di una legge da parte del parlamento italiano metterebbero veramente la parola fine agli 'anni di piombo'".
Il testo della petizione ricorda le tappe dell'avventura giudiziaria di Toni Negri, accusato di essere "il vero capo occulto delle Brigate rosse". Accuse "a varie riprese modificate" nel corso dell'istruzione. Quattro anni e mezzo di carcere preventivo, poi la candidatura nelle liste del partito radicale, la levata dell'immunità parlamentare e infine la vita di rifugiato in Francia. "Le procedure aperte contro di lui sotto molteplici incriminazioni in numerosi processi, hanno portato alla condanna, in particolare a Roma sulla base delle dichiarazioni di un 'pentito' che è stato spedito all'estero dall'apertura del processo".
Per i firmatari, Toni Negri "è stato condannato al carcere per ragioni eminentemente politiche a partire da un insieme di leggi d'eccezione incompatibili con la convenzione europea dei diritti dell'uomo". La petizione chiede anche solo una misura di "semi libertà" subito per Negri, per poi arrivare all'amnistia.