BOLOGNA - Daniele Barberi
STASERA, mentre la gente comincerà ad affluire in Piazza Maggiore, dal palco inizierà "la conta". Una lunga lista di nomi, perlopiù ignoti, scanditi dal rap della Banda Bassotti (su cd perché non sarà presente). Sono le 400 persone che stanno ancora scontando pene detentive, o che vivono fuori dall'Italia, per il conflitto sociale degli anni '70-80. Nomi scomodi che questo meeting-concerto ripropone: per "sprigionare i (loro) corpi ma anche liberare le (nostre) menti", così si chiama questa iniziativa "Per l'amnistia ai detenuti e agli esuli politici".
Dalle 20,30 alla mezzanotte, il cuore della Bologna che fu rossa ascolterà interventi politici e musica: la cantautrice Angela Baraldi e lo scrittore Stefano Benni; i suoni inter-etnici di Balkan Air e degli African Brothers ma anche il blues-fusion-poesia di Ala (Alice Albertazzi); Gianfranco Manfredi e i Disciplinatha; il "Gruppo d'iniziativa per l'amnistia" e il quindicinale "Zero in condotta" e uno striscione di solidarietà con i Tupac Amaru peruviani uccisi. "Occorre denunciarlo: molti condannati politici degli anni '70-80 hanno scontato una media di anni di detenzione enormemente superiore a quella che il fascismo riuscì a far sopportare ai propri oppositori" ricorda il documento che introduce l'invito a sprigionare-liberare. La rottura delle garanzie, le aggravanti 'ideologiche' (con pene anche triplicate), l'uso perverso dei pentiti, le leggi speciali (da Reale a Cossiga) andarono in quegli anni di pari passo con la più totale copertura dei crimini di stato, delle stragi fasciste. E' anche per rimuovere questo perverso intreccio, e non solo per volontà di vendetta, che i progetti di indulto-amnistia sono stati rimpallati da una legislatura all'altra. Oggi che in parlamento si torna comunque a discutere del progetto presentato da Niki Vendola (più arretrato di quello del verde Paolo Cento), sembra finalmente rinascere una rete di iniziative/idee capace di riaprire queste piaghe, di "segnare un passaggio nel superamento della cultura giuridico-politica dell'emergenza verso un pensiero abolizionista del concetto di pena", come scrive il documento, auspicando "un movimento che sappia animare le piazze". In questa direzione, il meeting bolognese di oggi è solo una tappa, la seconda dopo un affollatissimo dibattito in marzo e prima di una nuova assemblea (il 5 maggio alla sala Benjamin) per la manifestazione nazionale del 10 maggio a Roma per la liberazione dei detenuti politici e ricorderà i 20 anni dell'assassinio di Giorgiana Masi. Anche a Bologna sono molti i giovani che, a 20 anni dal '77 e a quasi 30 dal '68, chiedono di ascoltare voci diverse da quelle che finora hanno avuto la parola. Sono loro ad avere affollato le assemblee per ricordare l'assassinio impunito di Francesco Lorusso e a chiedere che agli "sconfitti" di allora sia restituita la libertà. E la parola.
ROMA
25 aprile: liberazione ieri, liberazione oggi. Per la fine dell'emergenza". Titola così il comunicato stampa di convocazione della manifestazione romana che il 25 aprile alle 9,30 partirà da Porta San Paolo per concludersi in piazza Santi Apostoli, firmato "Le antifasciste e gli antifascisti di Roma". Questa sigla, che ha fra i promotori la Rete cittadina Sprigionare (tel. 06. 274274), oltre a molti Centri sociali, vede uniti per l'occasione i Cobas, Senza Confine, Sacs, comitati e associazioni di quartiere, partigiani, collettivi studenteschi. E ha ricevuto il sostegno di Rifondazione comunista.
"Contro il fascismo di ieri e di oggi, per il rilancio della lotta democratica e di massa nei quartieri popolari, per la difesa dei valori culturali ed etici legati alla Resistenza", questi i temi della manifestazione. Ma, si legge nel comunicato, "quest'anno anche un altro tema si porrà all'evidenza, il problema della liberazione dei prigionieri politici degli anni '70 e '80: uomini e donne che, in carcere da oltre un decennio, restano "paralizzati" da una incomprendibile "emergenza" che non accenna a scemare, nonostante "la necessità di una soluzione politica al conflitto di quegli anni sia ormai senso comune fra le più consapevoli aree democratiche e di sinistra del nostro paese".
E, a proposito di "soluzione politica", per
l'occasione la Rete Sprigionare distribuirà un opuscolo
riassuntivo dell'iter legislativo attualmente in discussione in
commissione giustizia della camera. Oltre alla pubblicazione del
provvedimento di "mediazione" presentato dall'onorevole
Nichi Vendola come base di discussione in aula, l'opuscolo
fornisce dati storici e statistici su "un fenomeno sociale e
politico dalle caratteristiche che ha attraversato il tessuto
sociale di questo paese". Sarebbero stati oltre 5.000 gli
inquisiti per fatti di lotta armata, di cui circa 4.200 avrebbero
transitato per le patrie galere "a seguito dell'accusa di
banda armata o associazione sovversiva" In tutto si
arriverebbe così a un "totale di oltre 50.000 anni di
galera scontati (500 secoli)... Di questi 4.200, circa 210 sono
ancora detenuti (170 uomini e 40 donne), 77 condannati
all'ergastolo, gli altri condannati a oltre 20 anni". Cosa
ci si attende dal provvedimento di legge? Intanto che abbia
carattere di "oggettività e non premialità, che lo
renderebbero comunque un passo avanti verso la fine
dell'emergenza" E poi, naturalmente, che superi lo scoglio
del quorum parlamentare necessario all'approvazione dei
provvedimenti di indulto o amnistia, recentemente elevato ai 2/3
degli aventi diritto in parlamento. Cosa tutt'altro che semplice.
E per questo nell'opuscolo è riprodotto, insieme alla vignetta
che Vauro ha dedicato alla Rete Sprigionare, il testo
dell'appello che ha già ricevuto l'appoggio di molte
personalità del mondo politico, della cultura,
dell'associazionismo di base... Sul tema, si moltiplicano intanto
le iniziative attraverso cui i Centri sociali che aderiscono alla
Rete intendono portare "il nodo rosso", simbolo del
movimento, all'attenzione dei quartieri.