il Manifesto - 29 luglio 1997

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IL BLACK-OUT DELL'INDULTO

NICHI VENDOLA

I L GARANTISMO a corrente alternata che illumina le aule del Palazzo rischia di spegnersi sulla soglia dell'indulto. Qui tende a ripetersi un curioso black-out politico e giudiziario: che è anche oscuramento di esistenze in carne ed ossa, tenebra su un pezzo rovente di storia patria, abuso della pena come surrogato di un racconto ancora incompleto, spezzato, zeppo di pagine bianche o di pagine strappate. Il racconto degli anni '70, dal formidabile incendio sessantottesco fino al "grande freddo" degli anni '80. Dagli "anni di piombo" al "tempo delle mele" (e delle pere, ahimè!): e se il tema è quello della violenza politica e del ciclo della lotta armata, quello di una ferita irrimediabile e drammatica prodottasi dentro la sinistra e dentro la "maturità" del capitalismo italiano, allora confrontiamoci tutti e senza anatemi o semplificazioni dietrologiche.

Il "partito armato" non fu una invasione di extraterrestri, né l'alito letterario di una qualche dissipazione nichilista. Non fu un virus esotico. Fu una terribile vicenda di questo paese, fu una contraddizione nata e cresciuta nel suo ventre. Ma il "testo" della violenza armata è ancor oggi orfano del suo "contesto" storico: oppure pensiamo di poter leggere quel testo senza metterlo in relazione al "sovversivismo dall'alto" di uno stato che si fece "doppio" fino allo stragismo, senza studiarlo nella sua genetica alterità alla strategia tardo-togliattiana del compromesso e della solidarietà nazionale?

Tutto ciò significa smarrire la memoria di quelle vittime, colpite perché simbolo di qualcosa che ne cancellava la concreta umanità e l'inalienabile diritto alla vita? No. Quei morti, e tanti che sono ancora vivi, non sono una sbiadita figurazione retorica, bensì corpo e anima di rendiconti che ci interrogano fin dentro le pieghe della nostra coscienza. Ma i rendiconti si fanno meglio quando diventano una contabilità carceraria, un'algebra di pene da scontare, una somma di solitudini senza scampo? L'indulto serve a schiudere le porte dei penitenziari per poter aprire, insieme, la stagione della memoria.

Perché nel nome di una "emergenza" che non finisce mai, nel nome di una "dura lex" che sfiora la vendetta, potremo dimenticare i vivi e i morti, e soprattutto evitare di guardarci nello specchio di un passato chiuso in cella, sepolto sotto tonnellate di storiografie rancorose, ristretto nel cono d'ombra delle ordinarie viltà di un Paese normale.

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