ANNA PIZZO - ROMA
D ELLE CINQUEMILA persone finite in carcere in vent'anni per reati legati al terrorismo, ora ne sono rimaste dentro 196 della sinistra, 36 o 37 della destra. Troppe e troppo pesanti per poter dichiarare conclusa una vicenda che, lo afferma il relatore in commissione giustizia della camera della legge sull'indulto, Nichi Vendola, "pone il nostro paese ultimo tra quelli a democrazia matura che hanno affrontato e risolto questo problema".
Da oggi la commissione giustizia di Montecitorio inizierà a discutere gli emendamenti alla legge, una tappa fondamentale per poter verificare se ci sia o meno la volontà politica di compiere il giro di boa. Una discussione che si trascina dal settembre del '96 ma che affonda le sue radici ben più lontano. Sono infatti ben undici anni che il parlamento discute di come dare una conclusione alle leggi di emergenza adottate negli anni 70 senza mai arrivare ad un accordo né ad una conclusione. Ora, finalmente, la fine sembra più vicina e, se solo si abbandonassero resistenze ideologiche e imbarazzati silenzi, si potrebbe arrivare, prima della chiusura estiva delle camere, al voto, a maggioranza semplice, del provvedimento.
Il testo unificato prevede che i condannati all'ergastolo per fatti di lotta armata abbiano la pena ridotta a 21 anni di reclusione, che quelli con condanna temporale l'abbiano ridotta della metà, e che ai condannati a pene inferiori a 10 anni la reclusione venga ridotta a 5 anni. Verrebbe escluso dall'indulto chi ha commesso il reato di strage. La bozza non affronta il problema dei rifugiati all'estero, per i quali gli anni trascorsi in esilio non verrebbero commutati in detenzione scontata né varrebbero per forme di carcerazione alternativa o di detenzione parziale (semilibertà) previste dalla legge Gozzini.
Un punto, quello che riguarda chi si è rifugiato all'estero, che non piace al verde Paolo Cento, che tuttavia giudica il testo in discussione "importante e urgente. Sono ottimista perché c'è stato un grande dibattito - dice - ma pessimista nel giudizio sulla classe politica, che ha ancora grandi difficoltà a fare i conti con gli anni del terrorismo".
Cento è certo che, se ci fosse la volontà politica, "si potrebbero approvare tutti e otto gli articoli prima dell'estate" anche se, in aula, occorrerà, per l'approvazione, la maggioranza dei 2/3. "Un segnale positivo viene a questo proposito dalla bicamerale - chiarisce il deputato dei Verdi - che ha proposto un articolo che dichiara non più necessaria la maggioranza dei 2/3 per le amnistia e indulto. Certo, non è ancora stato approvato, ma è un segnale".
Per Cento è importante fare in fretta, "perché se l'iter sarà lungo, rischiamo di varare il provvedimento nel 2000, quando forse chi ne potrebbe usufruire non ne avrà più bisogno". E c'è invece da sanare una ingiustizia sostanziale, dice Cento, tra detenuti comuni e politici i quali "in base alle leggi speciali di allora hanno avuto pene aumentate di un terzo". C'è da ricordare, inoltre, che per i detenuti politici sono stati aperti i cancelli dei carceri speciali dell'Asinara, di Fossombrone, di Trani.
Non si tratta dunque di un colpo di spugna, chiarisce il deputato verde, ma di un atto politico che "tiene conto che la lotta armata c'è stata e ci sono state le vittime del terrorismo. A questo proposito abbiamo già presentato un disegno di legge che interviene con sostegni. Ma non si può continuare a speculare, come fanno molti politici, su un sacrosanto dolore per non assumersi le proprie responsabilità".
La legge sull'indulto, a giudizio del parlamentare, avrebbe conseguenze positive sull'intera vicenda "politica": "Sofri, ad esempio - dice Cento - resta naturamente fuori dalla legge sull'indulto ma proprio questa legge aiuterebbe a rendere più chiaro il dibattito sulla grazia perché un atto del parlamento darebbe sostegno politico anche alle decisioni del presidente della repubblica".
Ma perché finora non si è riusciti ad arrivare a una conclusione? "Per un'ipocrisia generalizzata, a causa di chi rema contro per motivi elettoralistici, per un travaglio del mondo cattolico non scevro da ragioni politiche. Solo i verdi hanno avuto una posizione netta: in tutti gli altri partiti ci sono favorevoli e contrari". Ora, dunque, c'è da fare in fretta perché, "se si rinviasse tutto a settembre - conclude Cento - frustreremmo anche lo sforzo che è stato fatto di un testo unificato che, certo è riduttivo, ma è un passo avanti".
La commissione giustizia ha tempo fino a giovedì per continuare i suoi lavori e, eventualmente, approvare l'intero testo. Sarà poi l'aula a doversi pronunciare. Il primo segnale positivo potrebbe essere quello di assegnare al dibattito sull'indulto la corsia preferenziale.