il Manifesto - 29 luglio 1997

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INDULTO

Sono 250 i detetuti "politici"

FRANCESCA MORESE - ROMA Con la legge in discussione alla commissione giustizia della camera, dei 77 ergastolani (su 250 ancora detenuti), pochi uscirebbero subito, una metà nell'arco di 4 anni e i restanti entro 8-9 anni. Un simile calcolo è tuttavia al netto degli sconti di pena previsti (90 giorni di carcere per ogni anno di detenzione), concessione comunque discrezionale.

Per via delle leggi d'emergenza, negli anni '70-80, sono stati più di 5.000 gli inquisiti per fatti di lotta armata. Oltre 4.200 sono passati per il carcere a seguito dell'accusa di "banda armata" o "associazione sovversiva". Di questi, circa 300 hanno trascorso in carcere meno di 10 anni, oltre 3.100 più di 10 anni, circa 600 più di 15 anni, per un totale di oltre 50.000 anni di galera scontati: in pratica, 500 secoli... Di questi 4.200, circa 210 sono ancora parzialmente o totalmente detenuti (170 maschi e 40 femmine, 67 dei quali si sono dissociati e hanno usufruito di forti sconti di pena) e circa 200 sono all'estero.

Dei 210 attualmente detenuti, 77 hanno la condanna all'ergastolo, gli altri a pene temporali tutte superiori ai 20 anni di reclusione. Di questi 210, 75 sono a detenzione completa, il rimanente è sottoposto al regime di "semilibertà" o al "lavoro esterno" (articolo 21). 29 di questi detenuti hanno già scontato da 8 a 13 anni, 147 da 14 a 18 anni, 34 oltre 19 anni, alcuni senza mai usufruire di benefici o sconti di pena.

Gran parte dei dati qui proposti sono stati raccolti in un opuscolo distribuito dalla Rete Nazionale Sprigionare (06-274274), il coordinamento di associazioni, centri sociali e singole persone sensibili al problema. Oggi alle 16 la Rete - che ha adottato come "logo" una vignetta disegnata da Vauro per l'occasione - ha indetto una conferenza stampa sotto Montecitorio a cui parteciperanno Russo Spena, Paolo Cento, Siniscalchi, Sandro Medici. Subito dopo seguirà un sit-in sotto il parlamento, che si ripeterà ogni giorno, fino a giovedì, a partire dalle 11. "Fa' la cosa giusta: libertà per gli anni '70 e '80", scrivono gli organizzatori nel loro comunicato. Per loro, l'indulto sarebbe un atto dovuto, anche se tardivo e parziale, verso il superamento della legislazione d'emergenza. "Perché quella legislazione d'emergenza è stata la 'madre' di tutte le emergenze, le generazioni degli anni '70 sono state le cavie di trattamenti speciali. E se, parecchi lustri dopo, questa 'eccezionalità' non termina, la sua ombra incomberà come un incubo su tutti i futuri impossibili". Il coordinamento - critico sulla scelta di escludere gli esuli da un eventuale provvedimento e sui suoi rischi di premialità -, più che di indulto preferisce parlare di "libertà senza condizioni". Mettendo l'accento sull'aspetto quantitativo del conflitto di quegli anni, la Rete torna a ribadire la necessità di un confronto storico su ragioni, motivazioni, e obiettivi di un fenomeno sociale e politico "dalle caratteristiche di acuta radicalità che ha attraversato il tessuto sociale di questo paese". C'è da ricordare, infatti, che il conflitto che ha attraversato il nostro paese negli anni '70 ha riguardato circa 20 mila persone, 5 mila dei quali sono state colpite da provvedimenti giudiziari.

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