CAMERA
- A. P.
L A COMMISSIONE giustizia della camera ha concluso l'esame degli articoli del provvedimento sull'indulto per i reati legati al terrorismo. Il testo dovrà passare ora - ma la chiusura estiva delle camere fa slittare tutto a settembre - alla commissione affari costituzionali e poi al voto finale della stessa commissione. Polemiche hanno accompagnato l'esame in commissione del provvedimento. E la votazione sulla norma più controversa, quella sulla possibilità di contare anche i periodi di libertà per ottenere i benefici della legge Gozzini, si è decisa con un solo voto di scarto e con il Ppi contrario che quindi ha votato in modo difforme rispetto alla maggioranza.
Sgomberato il campo dagli emendamenti, che né maggioranza né opposizione hanno presentato, riservandosi le divisioni o le precisazioni per l'aula, la commissione ha proceduto spedita, anche se per questo è stata accusata (nonostante il testo sia sotto esame da ben oltre un anno) di aver voluto affrettare i tempi.
In sostanza, in otto articoli, il provvedimento è destinato a portare a soluzione, oltre alla vicenda politica degli anni 70, anche la condizione di detenzione dei circa 250 che ancora sono in prigione per reati legati al terrorismo. Il testo unificato, frutto di una mediazione tra tutte le forse politiche, prevede infatti che i condannati all'ergastolo abbiano la pena ridotta a 21 anni di reclusione, che quelli con condanna temporale abbiano la pena ridotta della metà, quelli condannati a pene inferiori a 10 anni se la vedrebbero ridotta a 5. Dall'indulto è escluso il reato di strage. Come anche il problema dei rifugiati all'estero, per i quali gli anni trascorsi fuori dall'Italia non verrebbero commutati in detenzione già scontata né varrebbero per forme di carcerazione alternativa o di detenzione parziale (semilibertà) previste dalla legge Gozzini. Il testo non prende nemmeno in considerazione coloro che hanno commesso reati di terrorismo dopo il 1989.
Per segnalare il valore politico del lavoro della commissione, pur sottolineando che il testo "è frutto di una mediazione non sempre condivisibile", ieri la Rete "Sprigionare", della quale fanno parte molti detenuti, l'Arci, Antigone e diversi parlamentari, ha tenuto una conferenza stampa.