Il Messaggero - 03.03.1998

WB01343_.gif (599 bytes)


Le conseguenze di Schengen

Appello di ex terroristi a Jospin: non vogliamo tornare in Italia

di ANNA MARIA POLI

PARIGI I rifugiati politici italiani scrivono al presidente Jacques Chirac e al primo ministro Lionel Jospin per chiedere di «fare una scelta», chiara e definitiva, sulla loro situazione in Francia. Per ora undici rifugiati, tra cui Oreste Scalzone, hanno sottoscritto la lettera che denuncia: «La precarietà del nostro stato non è più temibile». Di fatti, dopo l’entrata dell’Italia il 25 ottobre scorso nella ”zona Schengen” (il trattato intergovernativo tra una parte dei Quindici dell’Unione europea che permette la libera circolazione delle persone e abbatte le frontiere) la posizione di rifugiato politico, che era stata concessa all’inizio degli anni ’80 dall’allora presidente Mitterrand ai condannati degli anni di piombo, è entrata in acque turbolente. Nessun governo francese ha rimesso in causa sinora l’accoglienza data ai rifugiati italiani, ma con Schengen è entrato in vigore un automatismo: ogni mandato d’arresto inscritto dai giudici italiani nel Sis (Sistema informatico europeo) si traduce immediatamente in un ordine di arresto provvisorio in Francia. E’ quello che è già successo a Franco Pinna, ex Br che ora vive a Montreuil, fermato il 6 gennaio scorso, a Alfredo Davanzo, che ha subito la stessa sorte alcuni giorni dopo e a Sergio Tornaghi, arrestato vicino a Bordeaux mentre portava a scuola la figlia. Tutti e tre sono stati poi rilasciati, ma ora su tutte le decine di condannati politici italiani che vivono in Francia dagli anni di piombo pende il rischio di un arresto.

La lettera a Jospin e Chirac dichiara: «La ferma volontà di non subire degli arresti al contagocce, delle estradizioni o espulsioni per decimazione». E conclude: «Per quanto ci riguarda, non saranno delle estradizioni: sarà o un destino comune, come quello degli immigrati imbarcati sui charter, oppure la garanzia definitiva della legittima presenza di tutti noi sul territorio francese». Per la legge francese, se l’arresto è automatico per l’applicazione di Schengen, non lo è tuttavia l’estradizione: per attuarla, ci vuole, caso per caso, la firma del primo ministro. Difatti, la chambre d’accusation può impedire un’estradizione (anche contro la volontà politica del governo), e dare solo un ”parere favorevole” per la sua applicazione. Finora, Lionel Jospin non sembra aver ancora preso una decisione definitiva. Ci sono contatti con le autorità italiane. Nel frattempo, la Francia ha chiesto «informazioni supplementari» su tutti i casi di mandato d’arresto del Sis che riguardano rifugiati politici italiani, cosa che di fatto rimanda un’eventuale estradizione.

La lettera ha già ricevuto il sostegno di alcune personalità francesi, tra cui il presidente della Lega dei diritti dell’uomo, l’avvocato Henri Leclerc. A fine novembre, più di mille personalità ed intellettuali francesi avevano firmato un appello a favore dell'amnistia per i condannati politici italiani, tra cui Toni Negri. Nella lettera a Chirac e Jospin, i rifugiati scrivono di essere in Francia «in attesa di una soluzione politica, come una misura di amnistia», per mettere fine alla «legislazione speciale» di cui si dichiarano vittime.

WB01343_.gif (599 bytes)