Il Messaggero - 06.03.98

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Indulto o no?

Il Guardasigilli: le iniziative del governo sono concertate con il Quirinale. «Non rinunciamo al tesoro di Craxi»

«L’indulto? Decida il Parlamento»

Flick: le Camere devono votare una legge per chiudere gli anni di piombo

di MASSIMO MARTINELLI

ROMA - «L’indulto deve passare attraverso la maggioranza parlamentare», dice il ministro della Giustizia Flick in visita a Bologna. E stavolta, aldilà dei toni sempre misurati, sembra di sentire un invito davvero accorato. Rivolto, naturalmente, alle assemblee di Camera e Senato, affinchè si decidano, si compattino e votino un provvedimento che chiuda definitivamante l’epoca degli Anni di piombo. Da parte sua, il Guardasigilli chiarisce il pensiero del governo e del Capo dello Stato: «Più volte la nostra posizione è stata evidenziata da una serie di iniziative concertate con la presidenza della Repubblica, cioè di interventi in materia di grazia che sono state sottoposte alla presidenza della Repubblica». Proprio Scalfaro, a cavallo di Capodanno, firmò sei provvedimenti di grazia per altrettanti ex terroristi in carcere. Sempre lui, un mese prima, negò una grazia analoga a Sofri, auspicando semmai un provvedimento di amnistia generale o di indulto doveva essere preso dal Parlamento, come prevede la legge. In sostanza, quindi, ieri mattina Flick ha sposato in pieno la linea del Quirinale: se davvero si vuole uscire dall’emergenza, in tutti i sensi, che il Parlamento faccia la sua parte, con la maggioranza «qualificata» che prevede la legge, cioè l’accordo di almeno i due terzi di tutti i senatori e i deputati.

L’uscita di Flick segue di poche ore una dichiarazione di Pietro Folena, responsabile Giustizia del Pds, che aveva parlato addirittura della necessità di un «atto di forza» per proseguire nella strada dell’indulto. L’iter legislativo, in effetti, era ben avviato, dopo il parere favorevole della Commissione Giustizia della Camera nel luglio scorso. Poi non se ne è fatto più nulla.

Chiarita la sua posizione sull’indulto, Flick ha parlato un pò di tutti gli argomenti che in questi giorni gli stanno rendendo difficile la vita da ministro. A cominciare dalla discussa richiesta di archiviazione dell’inchiesta sul cosiddetto tesoro di Craxi, avanzata dal pool Mani Pulite e motivata con la mancata risposta alle rogatorie inoltrate nel paradiso fiscale di Hong Kong. Flick ha calmato tutti ricordando il codice. L’archiviazione di un’inchiesta è provvedimento, ha spiegato il Guardasigilli, può essere riaperto ogni volta che si viene a conoscenza di un fatto nuovo, prima sconosciuto. E ha aggiunto che, con le autorità di Hong Kong, che non avrebbero collaborato, è in corso «una attività intensa anche da parte delle strutture del ministero per ridefinire i termini degli accordi in materia di rogatorie».

E su questo argomento delicato, lo stesso Guardasigilli è stato categorico: «Sono uno dei nostri primi obiettivi» ha detto. E ha raccontato di aver lavorato proprio su questo tema due settimane fa a Siena con il ministro francese e quello spagnolo, «al fine di dare un ulteriore impulso ad un discorso già molto avanzato in sede europea».

Infine, per concludere, una doppia risposta al doppio attacco ricevuto ieri sulla riforma dell’articolo 513 e sulla depenalizzazione dell’articolo 271 del codice penale, che punisce chi promuove attività che possono distruggere o deprimere il sentimento nazionale. Sul 513 e sulla recente sentenza di Cassazione che ne avrebbe allargato l’applicabilità, Flick ha ricordato che a maggio sarà la Corte Costituzionale a dire se questa riforma deve restare in piedi: «Inutile, dunque, studiare un provvedimento-tampone per soli due mesi». Sul 271, invece, il ministro ha ricordato che la paventata depenalizzazione di quel reato non potrà che avvenire nel rispetto di due sentenze della Corte costituzionale, del 1973 e del 1985, in cui si stabiliva chiaramente che la libertà di pensiero e di critica politica, diventa reato quando la manifestazone del pensiero diventa «incitamento all’azione di violenza contro l’ordoine legalmente costituito e come tale idoneo a porre in pericolo questo ordine». Ma su questo argomento, l’iter legislativo è ancora lungo.

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