Il Messaggero - 27.12.97

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PARLA SANTIAPICHI

«Prima o poi vanno fatti i conti con gli anni di piombo»

di ANTONIO DE FLORIO

ROMA - «Sono provvedimenti di umanità e di giustizia. Da condividere in pieno». Severino Santiapichi è ora procuratore generale presso la Corte d’appello di Perugia, ma di terrorismo se ne intende. Prima di approdare alla magistratura inquirente in Umbria è stato per sedici anni presidente della prima corte d’assise di Roma, dove ha visto sfilare e spesso ha condannato i protagonisti degli anni di piombo. Compresi gli uomini delle brigate rosse che parteciparono al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro.

Presidente Santiapichi, il capo dello Stato ha firmato sei provvedimenti di grazia: cinque riguardano ex bierre, uno un ex terrorista di estrema di destra. È sorpreso?

«Conosco quasi tutti i nomi degli ex terroristi che hanno beneficiato dell’atto di indulgenza del presidente Scalfaro e mi sembra una decisione saggia. No, non sono assolutamente sorpreso».

Esiste un elenco di un centinaio di nomi tra ex terroristi dell’estrema sinistra e dell’estrema destra candidati a un atto di clemenza dello Stato. Dopo le sei grazie concesse da Scalfaro, alcuni parlamentari hanno chiesto di accelerare i tempi per un provvediemtno di indulto. Lei lo ritiene opportuno?

«Penso proprio di sì. Il terrorismo nel nostro Paese è finito da anni. Io credo che il problema di fondo sia di chiudere con quel periodo. Ci sono tutte le condizioni per farlo. Comunque spetta al Parlamento l’ultima parola. Il dibattito sarà sicuramente molto acceso».

Ma ci sono i familiari delle vittime degli anni di piombo che considerano ancora aperte le ferite. Lamentano di essere stati abbandonati dallo Stato; denunciano una minore attenzione rispetto a coloro che li hanno privati degli affetti più cari...

«Questo è un altro discorso. Bisognerebbe trovare un sistema perché queste persone siano consultate. Si dovrebbe esaminare caso per caso. Sì, si tratta di decisioni molto sofferte, ma non bisogna nemmeno dimenticare che i termpi sono cambiati».

Pochi giorni fa il presidente della Camera Violante ha detto che l’approvazione della nuova Costituzione porrà il problema di un’amnistia per i tangentisti, poi Scalfaro ha firmato le grazie per gli ex terroristi, ora si insiste per l’indulto. C’è un nesso?

«Penso sia solo un caso. Si tratta di situazioni completamente diverse. Leggere tra le righe un qualcosa che possa in qualche modo collegare le cose mi sembra difficile. Io mi limito a considerare le sei grazie concesse come un atto di umanità e di giustizia che condivido completamente».

Se lei fosse il capo dello Stato darebbe la grazia a Sofri, Pietrostefani e Bompressi o a Sergio Cusani?

«Non sono presidente della Repubblica nè lo sarò mai. I casi indicati sono ancora sub iudice, per uno è stato chiesto la revisione del processo e lasciamo che decidano i giudici».

Insomma, nessuno sconfinamento tra i poteri?

«Mi sembra auspicabile. Il Parlamento prenda le sue decisioni in piena autonomia e con la stessa indipendenza la magistratura continui a svolgere il proprio lavoro».

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