Il Messaggero - 29.10.97
Il delitto Calabresi/ Il capo dello Stato ha scritto ai presidenti Mancino e Violante. Nel messaggio, sollecita il Parlamento a discutere dell’indulto
Scalfaro: «Nessuna grazia per Sofri»
Lettera alle Camere. E intanto la difesa sta per presentare la richiesta di revisione del processo. Salvi (Pds): vanno cercate soluzioni legislative. Gasparri (An): saggio intervento
di FIORENZA SARZANINI
ROMA - Non ci sarà grazia per Adriano Sofri. Il presidente della Repubblica ritiene che «non sia una strada percorribile». Nessuna preclusione a un indulto, ma su questo dovrà essere il Parlamento a prendere una decisione. Da parte sua, Oscar Luigi Scalfaro ritiene che la concessione del perdono a Sofri, ma anche a Bompressi e a Pietrostefani non sia applicabile, anche perchè, arrivando «a breve distanza dalla sentenza definitiva di condanna, assumerebbe oggettivamente il significato di una valutazione di merito opposta a quella del magistrato».
Per far conoscere la sua decisione, il capo dello Stato sceglie di inviare una lettera ai presidenti di Camera e Senato. «Un'applicazione della grazia che privilegi soltanto talune persone e ne trascuri altre che versano in situazioni analoghe - scrive Scalfaro - costituirebbe violazione grave del principio di uguaglianza che è base essenziale del concetto stesso di giustizia». Le sue parole infiammano nuovamente il dibattito. Il mondo politico si divide. La sinistra incassa il colpo, non senza polemiche, mentre Alleanza nazionale plaude.
Gli avvocati di Sofri stanno preparando la richiesta di revisione del processo, ma intanto a quello spiraglio lasciato aperto dal Presidente per «superare le dolorose e sofferte vicende del terrorismo», si aggrappa chi ritiene che sia indispensabile voltare pagina. Lo dicono chiaramente il responsabile del settore Giustizia del Pds Pietro Folena e il capogruppo al Senato Cesare Salvi secondo i quali «questa lettera invita il Parlamento a discutere del tema della chiusura degli anni di piombo, del riconoscimento dei diritti delle vittime del terrorismo, degli interventi umanitari volti al riequilibrio delle pene dei condannati di terrorismo». «Si tratta - affermano entrambi - di un invito che va raccolto positivamente, impegnando le Camere fin dai prossimi giorni in un dibattito generale».
La strada indicata dal capo dello Stato è quella che porta a una «visione unitaria della realtà degli anni di piombo, una volontà politica determinata e capace di raccogliere il consenso indispensabile». «In questi giorni - si legge nella lettera mandata anche al presidente Prodi e al ministro della Giustizia Flick - è ripreso con rinnovata intensità, a diversi livelli il dibattito sulla ricerca di una via che possa condurre a un riesame giusto e umano delle dolorose pagine del terrorismo». Già lo scorso anno Scalfaro aveva inviato un messaggio alle Camere in cui ricordava che «con il passare degli anni, il delitto non muta nè nome, nè sostanza e la giustizia verso le vittime, e chi ne ha sofferto e ne soffre, merita rispetto; ma lo Stato democratico, se vuole essere ricco di umanità, non può non fermarsi per cercare una via che non abbia i caratteri della generalità, ma valutando con intensa cura le singole situazioni, sia idonea a tutelare quei diritti, senza mai spegnere la speranza».
Ora si sofferma nuovamente su questo aspetto. «Sentivo allora e sento ancora oggi - afferma nel suo messaggio - la grande difficoltà di riuscire a fare sintesi tra così diverse realtà. Eppure mi pare di dovere confermare quanto ho manifestato in quella occasione, mentre ritengo doveroso rendere partecipi i presidenti delle Camere di alcune considerazioni che il tema in questione ha con il tempo subito. Qualsiasi provvedimento di grazia destinato a più persone sulla base di criteri generali predeterminati, costituirebbe di fatto un indulto improprio, invadendo illecitamente la competenza che la Costituzione riserva al Parlamento. Solo un numero del tutto limitato di situazioni prettamente individuali, e ciascuna con caratteristiche singole e peculiari, potrebbe consentire l'esercizio del potere di grazia». Per questo fa sapere di aver già sollecitato il ministro Flick ad avviare alcune istruttorie su casi specifici.
«Certo non è contro i valori fondamentali della giustizia - conclude Scalfaro - cercare una via che, non turbando queste fondamentali premesse, consenta, nei casi meritevoli, di far spazio gradualmente a un auspicabile recupero alla società. Tuttavia, un compito di questo genere è riservato alle istituzioni cui la Costituzione attribuisce in materia specifici poteri, tanto per la fase dell'iniziativa, quanto per quella dell'approvazione dei conseguenti provvedimenti».
«Mi dispiace molto - commenta Fausto Bertinotti - perchè la vicenda degli anni ’70 in qualche modo deve essere chiusa. È assurdo che Sofri continui a rimanere in carcere». Il portavoce dei verdi Luigi Manconi parla invece di «pressioni su Scalfaro. «Apprendo da questa lettera - dichiara polemicamente - dell'esistenza di un nuovo istituto giuridico: quello del rigetto preventivo della grazia. In questo caso non ci può essere indulto, l’unica strada a questo punto è la revisione del processo». Soddisfatto invece il coordinatore di Alleanza nazionale Maurizio Gasparri secondo il quale «la decisione di Scalfaro è saggia e tempestiva perchè fa chiarezza su un punto da noi più volte sottolineato: niente grazia a chi è responsabile di un omicidio».