La Repubblica - 01 agosto 1997

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Scalfaro: no all'indulto soltanto per i terroristi

di GIORGIO BATTISTINI

ROMA - La libertà può attendere. Per terroristi e non solo. Pensateci bene, non correte, consiglia un prudentissimo Scalfaro a deputati e senatori. E piano con gli sconti di pena. Pensieri e parole. L'indulto è materia strettamente parlamentare e il presidente non può dire più di tanto. Lui lo sa, dosa con cura suggerimenti e consigli, esterna con cautela tutto il suo imbarazzo. Concede scampoli di filosofia, che distillano contrarietà a un'eventuale clemenza di massa. "Finita la guerra, cinquant' anni fa", avrebbe confidato di recente ai suoi consiglieri, "c' era una gran voglia di cambiar pagina, un desiderio corale. Allora. Ma oggi non è così. Esiste anche, però, un problema reale di perequazione, di equità da raggiungere tra chi non s'è fatto un solo giorno di galera essendo fuggito all'estero e chi invece è sempre rimasto in prigione".  Alla fine la firma, sotto la decisione che il Parlamento vorrà, lui non la negherà. Non può negarla. Ma di sicuro le sue riserve aumentano ogni giorno che passa. Le confida a consiglieri e amici. Le ripete sottovoce in ogni occasione pubblica. Pur "vestendole" con dotti argomenti e umanissime resistenze. Per esempio ieri mattina, alla consegna del simbolico "ventaglio", cerimonia estiva di saluto tra stampa parlamentare e vertici istituzionali. "Se la volontà del Parlamento è quella di fare un passo avrà il tempo per la più ampia maturazione e uno sguardo d'insieme". Davvero un monumento alla diffidenza. Intanto quel "se", quasi non ci credesse. Quel bisogno di tempo per far maturare bene le decisioni. E "mai muoversi sulla spinta d'un interesse singolo, perché questo turba l'interesse generale". A chi mai si riferisce Scalfaro? Di quale interesse singolo parla? Chi lo frequenta, chi ne raccoglie i rari sfoghi (che non possono finire tra virgolette sui giornali) gli ha sentito definire l' attuale febbre d'indulgenze con una battuta stile qui-lo-dico-e- qui-lo-nego. E' soprattutto una questione di "arrivi e partenze, come alla stazione dei treni". Vale a dire partenze e ritorni di ex terroristi. Cioè Toni Negri? Giudizi e sospetti che il presidente si concede "da cittadino". Al capo dello Stato non è consentito intromettersi in materie rigorosamente parlamentari come questa: può occuparsi solo di atti di clemenza individuali come la grazia. "La competenza è del Parlamento", ha ricordato ancora ieri salutando la stampa. "Ma io ripeto quel che dissi l'anno scorso nel messaggio alle Camere: un reato non cambia veste col passare del tempo. Il delitto rimane, come pure la sofferenza di chi è stato colpito o ha avuto vittime. E merita ogni pensabile rispetto e giustizia". Al presidente non piace la corsa al perdono. "E' inaccettabile questa tendenza a considerare il delitto politico meno importante di quello comune", gli hanno sentito dire. "Ne parlai anni fa, in una Camera totalmente deserta. Mi chiedo adesso: perché mai ammazzare qualcuno solo perché la pensa diversamente da me dovrebbe essere meno grave che ammazzare per ragioni di soldi o altro? Anzi, io ci vedo un'aggravante".  Scalfaro non è interessato a rimuovere dal futuro dei terroristi in carcere i segni dell'emergenza sociale finita. Più attento semmai agli aspetti umani, alla pietas, al recupero. Senza indulgenze plenarie. "Ogni atto che ha il sapore della comprensione e della misericordia" dice pensando agli sconti di pena in progetto, "non può essere germinatore di squilibri nella giustizia o ingiustizia vera e propria". Poi corregge il tiro, un colpo al cerchio e uno alla botte. Il dolore delle vittime è importante ma non è l'unico metro di giudizio. "Nessuno dice che un sì o un no a un atto di misericordia possa essere deciso dalla parte lesa. Passeremmo da una visione pubblica a una visione privata della giustizia. Ma guai a dimenticare il sangue versato e le sofferenze". Ecco, "fermi questi principi" lo Stato ha però anche un suo "contenuto umano". Ma "la comprensione", cioè l'atto di umanità "non può generare squilibri nella giustizia, o vera e propria ingiustizia".

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