La Repubblica - 02.08.97
Le ragioni dell'indulto
E' un atto di clemenza possibile purché si fissino confini e condizioni ben precisi
di NICOLA TRANFAGLIA
NON è un male che la decisione finale del Parlamento sull'indulto applicabile agli ex terroristi che non si siano macchiati di stragi - e questa è un'esclusione indispensabile da mantenere nel provvedimento - sia di fatto rinviata al prossimo autunno. Si è discusso troppo poco e con troppa fretta, in queste ultime settimane di una vicenda tragica che ha insanguinato l'Italia per più di due decenni e ha provocato lutti terribili e difficili da rimarginare. Per di più l'opinione pubblica italiana sa ancora poco, troppo poco su chi ha mosso i fili e ha armato i giovani che hanno imbracciato le armi in un'immaginaria "guerra civile" contro le istituzioni, la classe politica, la magistratura e le forze dell'ordine nell'Italia degli anni Settanta e Ottanta. E ancora lo Stato italiano ha fatto troppo poco per le vittime di quegli anni e non si può giustificare un programma di clemenza (il perdono non c'entra giacché qualcosa può scaturire da scelte individuali dei familiari delle vittime, non da una misura legislativa) verso chi ha ucciso di solito proditoriamente persone colpevoli soltanto di fare il proprio dovere di pubblici ufficiali o addirittura di trovarsi a passare in una strada o in una piazza, se nello stesso tempo non si vara e non si applica un programma di risarcimento e di aiuto alle famiglie che hanno subìto la perdita dei loro cari, non di rado capifamiglia sul cui lavoro l'intero nucleo familiare contava per il proprio sostentamento. Non ci risulta che questo sia ancora avvenuto con la puntualità e la completezza necessarie e questo costituisce un ostacolo a mio avviso insuperabile per procedere all'indulto, sia pure con le limitazioni indispensabili a cui accennavo.
Fatte queste distinzioni che restano troppo spesso sullo sfondo, o vengono addirittura accantonate e liquidate nelle polemiche politiche degli ultimi giorni, resta il quesito di fondo in tutta la sua chiarezza: ha senso e risponde a un senso generale di equità deliberare alcuni sconti di pena (dall'ergastolo a vent'anni di carcere e così via) di fronte ai protagonisti dei terrorismi di opposto colore negli anni Settanta e Ottanta? Personalmente credo che, con i limiti già indicati e con una attenta valutazione di ogni caso specifico, si possa arrivare a una decisione favorevole a condizione appunto che di clemenza si tratti e non di cancellazione del reato perpetrato a suo tempo. E non si passi, insomma, come qualcuno ha pur chiesto, a una vera e propria amnistia.
Le motivazioni che militano a favore di questa scelta stanno a mio avviso in due circostanze oggettive che non si possono dimenticare. La prima è che la crisi in cui furono coinvolte molte centinaia (o forse migliaia) di giovani in quegli anni fu senza dubbio una crisi politica, sociale ed economica di notevole gravità, favorita da un vero e proprio blocco del "sistema politico" e dall'azione occulta di uomini politici e servizi segreti italiani e di altri paesi che - come appare sempre più chiaro dai documenti che stanno venendo alla luce - ebbero un ruolo decisivo nella nascita e nell'espansione degli opposti terrorismi. La seconda è che allora si varò una legislazione di emergenza che servì a comminare, soprattutto negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, pene assai maggiori di quelle che in precedenza erano state erogate per azioni simili.
Se l'una e l'altra cosa sono vere - e mi sembra difficile metterle in discussione - allora un procedimento di clemenza, caso per caso può avere senso per chiudere, almeno in parte una pagina oscura della nostra storia. Ma ripeto, i limiti dell'indulto devono essere chiari e alla classe politica deve chiedersi uno sforzo ulteriore per chiarire i troppi misteri (a cominciare dal caso Moro) ancora irrisolti oltreché per risarcire appieno le vittime di quella stagione di sangue. Che nulla ebbe a che fare - occorre essere chiari - con l'immaginaria "guerra civile" di cui parlano ancora gli ex terroristi.