La Repubblica - 04 agosto 1997
ROMA - La pietra dello scandalo è lui, Luigi Manconi, garantista per eccellenza, portavoce nazionale dei Verdi. La proposta di indulto ai terroristi votata alla Camera nasce anche dalle sue battaglie. Proposta sommersa dall'indignata reazione dei familiari delle vittime degli anni di piombo, a cui si è aggiunta la plateale dissociazione di Violante e Veltroni dai propositi del Parlamento. Il presidente della Camera, e poi il vicepresidente del Consiglio, hanno spiegato che prima vengono le vittime, poi i terroristi.
Ha ascoltato Violante?
"Le sue ragioni mi erano note".
E Veltroni?
"Assecondava l'umore prevalente. Era a Bologna...".
Lei invece, ha scritto che i familiari delle
vittime non hanno diritto di parola.
"Assolutamente no. Diciamo che sono stato frainteso: ho
detto semplicemente che non può essere assegnato a un gruppo,
nemmeno a chi più ha sofferto, una sorta di potere di veto.
Anche perché tra i parenti delle vittime molti sono favorevoli
all'indulto".
L'accusano di troppa confidenza con i
terroristi...
"Io sono colui che ha depositato al Senato una proposta di
legge per accelerare il risarcimento che lo Stato deve alle
vittime e ai loro familiari. E giacché ci siamo, dico che ci
vogliono due giorni per approvare quella legge. Approviamola
subito, onoriamo immediatamente la memoria dei morti, facciamo
come dice Violante. Mica io, ma questi signori che oggi
s'indignano, i tanti Mastella addolorati e offesi, hanno vissuto
anni di spensierato disinteresse. Le priorità possono essere
ridiscusse, a patto che sia chiaro che ciò che si fa non è uno
scambio tipo: diamo un po' di soldi ai familiari e votiamoci in
pace l'indulto".
Sembrerebbe invece proprio uno scambio.
"I familiari non chiedono solo l'equo risarcimento al dolore
e alle afflizioni fisiche, ma la verità sulle stragi, sui
mandanti. La verità non si misura con l'assegno del ministero
dell'Interno".
L'assegno non basterà ai familiari, ma l'indulto
sembra fatto apposta per far uscire di galera Toni Negri. Gli
italiani saranno felici?
"Gli italiani. Noi abbiamo il dovere di decidere se è
giusto sanare, da un punto di vista penale, gli squilibri della
legislazione antiterrorismo. Il Parlamento deve soltanto
rispondere a questa mia domanda: la detenzione d'arma per scopo
di terrorismo è punita da un minimo di cinque anni a un massimo
di dieci. La detenzione d'arma per altri scopi parte da un anno
di reclusione. E' giusto tenere ancora in vita questo trattamento
differenziato? Secondo me no. L'indulto non è l'amnistia, non
cancella i reati, non azzera la memoria. E non è fatto per
Negri, che fesseria è questa?".
Parliamoci chiaro, con l'indulto la maggioranza
dei terroristi esce.
"Qualcuno tra quelli che si sono fatti vent'anni di carcere
potrà riacquistare la libertà. Le sembra così eccentrica la
nostra posizione?".
Ai familiari delle vittime...
"...A loro ricordo che dall'indulto sono esclusi i reati per
stragi".
Posso farle una domanda curiosa?
"Rispondo".
La si interroga su tutto, tranne che
sull'ambiente.
"Perché il sistema politico e quello dell'informazione
tendono a espellere le tematiche ambientali".
Non sarà che anche lei...
"Ah, il tormentone del verde che se ne infischia degli
alberi e pensa solo alle questioni sociali... In genere questa è
l'accusa di chi non si interessa in alcun modo né delle
questioni ambientali né di quelle sociali".
L'affligge ancora la candidatura di Di Pietro?
"Il merito e il metodo della sua candidatura devono essere
oggetto di discussione all'interno dell'Ulivo".
Parla sempre così?
"Prego?".
Così paludato?
"So fare di meglio".
La metto alla prova.
"Con una domanda difficile?".
No, una facile . Nell'urna trova due nomi
candidati premier: uno è Prodi, l'altro D'Alema. Lei vota?
"Indovini un po'".
Prodi.
"Bravo".