La Repubblica - 05.08.97
"Perdono all'italiana la Germania dice no"
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BONN - Vent'anni dopo l'"autunno del piombo", la Germania rifiuta decisamente l'idea di un perdono "all'italiana" per i terroristi. Lo afferma il ministro della Giustizia del governo guidato dal cancelliere Kohl, il liberale Edzard Schmidt-Jortzig. Che in un'intervista al quotidiano della sinistra alternativa berlinese Tageszeitung - realizzata da Dieter Rulff - affronta tutta la tematica delle leggi speciali introdotte allora e del rapporto tra lo Stato e i suoi ex nemici. Il dibattito è stato appena rilanciato da un efficace serial televisivo in due puntate, Todesspiel, che significa "gioco mortale". Raccontando le drammatiche settimane tra il rapimento del leader degli industriali Schleyer, il dirottamento del jet Lufthansa su Mogadiscio, il blitz delle teste di cuoio che liberò gli ostaggi e il suicidio collettivo in carcere dei capi della Rote Armee Fraktion, il telefilm in sostanza accusa l'allora cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt di aver sacrificato il "prigioniero del popolo", il suo amico Schleyer, alla ragion di Stato.
Ma è a questa ragion di Stato che Schmidt stesso e il ministro della Giustizia di Kohl si richiamano tuttora, mentre - in un gesto distensivo - cinque anni fa Bonn estese ai terroristi le misure generali di clemenza contemplate per i criminali comuni, con la possibilità di rilascio per buona condotta una volta scontati due terzi della pena. Undici militanti Raf sono ancora in carcere, dodici sono già scarcerati. Ecco una sintesi dell'intervista a Schmidt-Jortzig pubblicata dalla Tageszeitung.
Secondo lei, le riflessioni italiane su un'amnistia possono essere applicate in Germania? "A mio giudizio riflessioni non possono assolutamente porsi nel nostro caso, perché non c'è alcun dubbio sul carattere criminale dei delitti di cui i terroristi sono stati riconosciuti colpevoli. L'assassinio di un uomo è e resta perseguibile, per qualsiasi motivo esso sia stato compiuto".
Allora furono introdotte alcune leggi eccezionali, come il divieto per gli avvocati di difendere più terroristi, la sorveglianza dei loro colloqui con gli assistiti, l'isolamento... Sono norme che non difendono certo il cittadino davanti allo Stato. "Vero. Ma hanno difeso lo Stato. Non dimentichi i sospetti, spesso fondati, che alcuni legali aiutassero i detenuti nei contatti con l'esterno per pianificare altri attentati... Oggi alcune di queste leggi, come l'isolamento, non sono più necessarie, oppure se ne può discutere".
L'uso di supertestimoni pentiti o dissociati è criticato. "Io lo ritengo una giusta possibilità di combattere i peggiori crimini, che si tratti di terrorismo o di grande delinquenza organizzata".
Vent'anni dopo, ritiene giusto riconsiderare alcuni dei casi dei terroristi ancora detenuti? "Sono contro la riconsiderazione dei casi di omicidio. Si possono riconsiderare casi come si fa con altri criminali, come cioè l'iniziativa Kinkel ha reso possibile. Comunque ci sono già stati 29 rilasci in anticipo. In ogni caso secondo me si possono solo esaminare casi singoli".
La reazione dello Stato al terrorismo fu eccessiva? "Secondo me il governo avrebbe superato benissimo un esame sulla legittimità costituzionale del suo operato"