La Repubblica - 07.08.97

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Marini apre sull'indulto "Ora bisogna riflettere"

Il segretario Ppi dopo la lettera di Toni Negri

di GIANLUCA LUZI

ROMA - "Mi è arrivata questa lettera, per la verità firmata non solo da Toni Negri. Non ho ancora risposto perché la valutazione dei fatti e della scia del terrorismo è un argomento di grande importanza e quindi rifiuto le chiacchiere e ancora di più la propaganda. Risponderò, ma non in maniera occasionale. Ci devo pensare bene e voglio coinvolgere in questa riflessione in maniera seria anche il mio partito". 

Sulle vacanze di Franco Marini è piombata dal carcere di Rebibbia una lettera dell'ex ideologo di Autonomia operaia che invita il suo ex nemico democristiano a dialogare sull'indulto e sugli anni di piombo. E la lettera non ha lasciato insensibile il segretario del Partito popolare. 

Ma il suo partito, onorevole Marini, non sembra tanto disposto al dialogo sull'indulto. "Non mi sorprende che ci siano state molte prese di posizione negative da parte di esponenti del mio partito. Non dimentico che la Dc e il mondo della Dc è stato quello più colpito dal terrorismo, e che c'è una scia di dolori, di familiari di esponenti politici e di familiari di forze dell'ordine, sui quali occorre riflettere con grande rispetto. Però, fermo restando come prima considerazione ineliminabile il dolore dei colpiti, credo che non si possa a cuor leggero evitare una riflessione più approfondita. Sono passati tanti anni, sono state scontate pene lunghissime e allora su una materia come questa bisogna governare i sentimenti e riflettere con grande serietà. Quindi mi riservo di chiedere al partito una riflessione seria. Del resto uomini del livello di Cossiga lo stanno facendo da tempo. Non voglio aprire spiragli perché non posso, ma una riflessione approfondita, questo voglio farlo". 

Cosa le ha scritto il professor Negri? "Del contenuto delle lettera non voglio parlare. Certo è che quando l'ho aperta e ho visto la firma di Negri ho fatto un salto, la cosa mi ha colpito".  

E cosa ha provato per il fatto che l'ideologo che vi combatteva ora chiede di dialogare con lei?  "Che nel mondo di immutabile non c'è nulla. Cambiano profondamente le situazioni politiche e le cose, e noi siamo dentro questo cambiamento. Bisogna capire, riflettere bene su quel periodo della nostra storia. Prima di tutto, lo ripeto, viene il rispetto per le vittime, ma nessuno può dire oggi che gli ex terroristi sono le stesse persone di allora". 

Anche in passato la pensava così? "E' la prima volta che faccio una riflessione su questo argomento". 

Merito della lettera?  "No, questa idea di una riflessione approfondita l'avevo già. Diciamo che la lettera è stato un incentivo". 

Nelle sue vacanze non c'è solo la lettera di Negri e l'indulto. C'è anche la sarabanda delle candidature nel collegio del Mugello con la maggioranza che mugugna e poi si divide.  "Prima vorrei fare una riflessione formale. Nella ripartizione fra le varie forze politiche si decise di mandare in quel collegio un esponente del Pds. Certo il sistema della centralizzazione assoluta io non lo vorrei ripetere alle prossime elezioni politiche, ma allora fu così e quindi non mi sono sorpreso che quando è uscito Arlacchi dal collegio del Mugello, il Pds abbia fatto una sua designazione".

Però qualche perplessità sul nome lei l'ha avuta. "Potrei trincerarmi dicendo che quel collegio spettava a loro. E in fondo non ho contrastato e non ho trovato motivi particolari per dire no a Di Pietro candidato al Senato. Devo dire che se mi avessero proposto Di Pietro presidente della Repubblica, probabilmente avrei fatto le mie obiezioni anche di merito. Non ne ho fatte perché non le avverto".  

Questo sul piano formale, l'ha detto lei. E su quello sostanziale? "Sul piano sostanziale, che mi interessa molto di più, devo dire che ho capito l'operazione politica. Non dimentichiamo che Di Pietro er a un'immagine, un simbolo al quale si aggrappavano tutti coloro, di destra e di sinistra, che pensavano ad una azione fuori dagli schemi fissati dalla nostra realtà istituzionale e politica. Chiunque voleva abbattere il lavoro della Bicamerale o pensava al superamento di questo nostro sistema democratico che io invece voglio difendere, ogni tanto tirava fuori il nome di Di Pietro. La sua scelta di schierarsi, assumendo una posizione di responsabilità in uno schieramento, è una fatto positivo in sé e per il sistema politico".  

Ma lui continua a dire che non vuole parlare di politica, che si rivolge alla gente. "Io non lo so cosa dice. L'unica volta che l'ho visto ha detto che accettava l'Ulivo e il suo programma e che non avrebbe fatto un suo partito. E' salito su una delle due barche. Sarà un passeggero scomodo, ma sta in una delle due barche quindi ci sono le condizioni per continuare più tranquillamente questo lavoro di aggiustamento costituzionale che è appena iniziato e di rafforzamento di un bipolarismo ancora incerto".  

Ma la candidatura di Curzi benedetta da Bertinotti rischia di presentare un Ulivo spaccato in due.  "Insomma, mi pare che nel Mugello ci sono un paio di parlamentari di Rifondazione eletti grazie al patto di desistenza. Un minimo di rispetto anche degli interessi degli altri, in un rapporto fra alleati, credo che non dovrebbe essere mai cancellato. E questo lo sto dicendo a Bertinotti".  

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