La Repubblica - 10.09.97

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Rinvio per l'indulto "Prima le vittime"

ROMA - "No", per ora, all'indulto. La priorità tocca alla legge sulle vittime del terrorismo, poi si vedrà. Si può sintetizzare così l'ultima novità che giunge da uno dei fronti istituzionali delegati a studiare l'ipotesi di un condono di pena per i reati di terrorismo. È stato il relatore in commissione Affari costituzionali, il popolare Raffaele Cananzi, ad anticipare questa che sarà la sua posizione, condivisa probabilmente da una larga maggioranza, con l'esclusione dei Verdi. Una posizione che, di fatto, riprende le tesi del capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, contrario a un eventuale indulto solo per i terroristi. Anche Giuliano Pisapia, presidente della commissione Giustizia, ha giudicato quella di Cananzi "una proposta ragionevole, che può essere utile per superare quelle perplessità e reazioni negative che si erano manifestate sull'indulto". Si riferisce, Pisapia, al testo favorevole al condono delle pene per i terroristi che la sua commissione aveva approvato prima dell'estate, e che fu poi causa di una clamorosa spaccatura anche all'interno dell'Ulivo.  Secondo Pisapia, in ogni caso, i tempi saranno "brevissimi" sia per la legge sulle vittime del terrorismo che per l'esame dell'indulto.

E Cananzi stesso ha precisato che, dopo la legge sulle vittime, "riprenderemo il dibattito sul tema, utilizzando uno strumento che può essere in parte l' indulto, per alcuni reati, e in parte un provvedimento diverso: di revisione dell'efficacia delle norme emergenziali a suo tempo dettate per il terrorismo". Cananzi ha spiegato che l'indulto, un condono della pena, ma non l'estinzione del reato, rischia di creare una disparità tra gli omicidi a fini terroristici e gli altri. "La gente si domanderebbe - ha detto Cananzi - come mai un terrorista che ha ucciso una o più persone goda di un beneficio, mentre un normale omicida non godrebbe dello stesso sconto di pena". E così il parlamentare del Ppi spiega la sua proposta di predisporre prima un testo per i familiari delle vittime: "Lo Stato - ha detto - non può avere un cuore che non sia espressione di ragionevolezza. Un cuore diverso dello Stato diventa arbitrio". 

Ben diverso il parere di Tommaso Mancini, legale di Toni Negri, secondo il quale "il problema del terrorismo in Italia non è più giuridico ma politico, ed è politicamente che bisogna stabilire se il fenomeno in Italia è finito e se lo Stato vuole dare un segno della sua vittoria diminuendo le pene inflitte in base ad una legislazione emergenziale". Analogo il parere dei Verdi: a creare disparità legislativa non è l'indulto, ma "le leggi speciali contro gli anni di piombo" - ha detto Paolo Cento - che "hanno introdotto aumenti di pena di un terzo, creando una lacerazione della civiltà giuridica.  

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