La Repubblica - 27.12.1997
BRIGATISTI E TANGENTISTI
di GIORGIO BOCCA
PERCHÉ lo ha fatto? La prima cosa che si può dire della grazia accordata dal presidente della Repubblica ad alcuni personaggi di terza fila del terrorismo rosso e nero è che non si capisce il perché. Dicono che l'abbia concessa su indicazione del ministro della Giustizia Flick e questo è credibile data l'abilità del ministro a girare attorno ai grandi problemi.
L'amnistia è un grande problema che scotta, i signori che ci governano, da uomini prudenti, fanno delle prove, tendono la manina e se sentono che scotta ancora la ritraggono. Si è provato giorni fa il presidente della Camera Violante, che il procuratore di Milano Borrelli ha definito un ecumenico, per dire uno che vuole convincere tutti gli elettori della presidenza della Repubblica.
HA DETTO che fra due anni una bella amnistia dovrebbe risolvere il caso dei tangentisti, a patto si intende che restituissero il maltolto. Una bella pensata perché non c'è uno, ma dico uno, che in questo paese creda alla restituzione di un maltolto che nessuno sa calcolare esattamente, che in gran parte è fuggito verso ignote destinazioni e in gran parte è finito nelle tasche di tipi come i due di Portofino che se lo sono allegramente speso o così dicono. La reazione quasi unanime della pubblica opinione ha costretto il presidente a una semiritrattazione, ma ci riproverà, è un ecumenico di razza.
In che consiste la prova di Scalfaro e del don Abbondio Flick che naviga nei marosi della nostra giustizia? Potrebbe sembrare l'ennesimo ricorso alla mitridatizzazione che è fra le specialità del nostro ceto politico: preparare la pubblica opinione a piccole dosi, farla arrivare alla svolta a svolta già avvenuta.
Credo che a questo punto le due cose, amnistia per i tangentisti e amnistia per le sovversioni politiche, vadano nettamente distinte. Quasi tutti i tangentisti devono ancora essere processati e non si vede quali siano le giustificazioni, i valori, le utopie che possono portare a loro giustificazione: hanno rubato i soldi di tutti, hanno corrotto la giustizia e la informazione e sono in gran parte decisi a continuare. Prima almeno vediamo di capire in che misura hanno violato la legge.
L'amnistia della sovversione politica, delle violenze e del terrorismo degli anni Ottanta non sarebbe una vera amnistia, ma un atto di chiarezza visto che in pratica la stragrande maggioranza è già stata amnistiata e che Mario Moretti, il capo dei capi, gira per Milano, si occupa di lavori sociali con l'approvazione del cardinal Martini. Una amnistia che viene dopo venti anni di carcere duro o durissimo dovrebbe essere accettata anche dai parenti delle vittime. Dicono che nulla può ripagare la morte dei loro cari, ma in un paese dove non esiste la pena di morte ci si può chiedere quale pena maggiore dei venti anni di galera si possa infliggere.
Nell'immediato dopoguerra un altro ecumenico, il segretario del Pci Palmiro Togliatti (ma sarà un vizio ereditario?) fece passare una amnistia per i fascisti collaborazionisti. I parenti delle vittime non erano allora come ora qualche centinaio, erano decine di migliaia, ma i governanti e l'opinione pubblica ritennero che quella amnistia ci avrebbe aiutato a uscire dalla guerra civile. Se questa oggi è l'opinione degli italiani per uscire dagli anni di piombo, la si faccia, tanto più che ormai "i buoi sono usciti dalle stalle".