La Repubblica - 27.12.1997
Folena: "Entro il Duemila sipario sugli anni di piombo"
"Un atto di coraggio, che indica una strada chiarissima"
di Stefano Marroni
ROMA - Un "atto di coraggio", un gesto che apre la strada a un processo in grado di far calare entro il 2000 il sipario sugli anni di piombo. È un plauso senza riserve, quello che Pietro Folena riserva alla grazia concessa da Oscar Luigi Scalfaro a sei ex terroristi: il Quirinale ha lanciato un "segnale chiaro", sostiene il responsabile del Pds per i problemi dello Stato, adesso è essenziale "non tentare di forzarlo o di strumentalizzarlo".
Onorevole Folena, si discute già molto dei sei provvedimenti decisi dal capo dello Stato: si discute sul profilo dei graziati, e sul significato politico di questo atto di clemenza. A Botteghe Oscure eravate informati delle intenzioni del Colle? E così, a caldo, che impressione le fanno?
"No, non conoscevamo né contenuti né tempi della decisione. Ma erano mesi che si ipotizzava un qualche tipo di intervento per così dire contenuto, limitato, a favore di condannati per terrorismo. Io stesso, tra gli altri, ne ho parlato con il presidente nella primavera scorsa. E devo dire che le decisioni prese mi convincono del tutto".
In che senso?
"Ci sono ancora troppe ferite non sanate. È stato fatto poco per dare ai parenti delle vittime del terrorismo il senso della gratitudine del paese. E in molti casi - e mi riferisco in particolare alle vittime delle stragi - lo Stato non è stato nemmeno in grado di offrire una verità giudiziaria a chi ha perso le persone più care. Ma esiste anche l'esigenza, a distanza di tanto tempo, di una riflessione su quel che è accaduto: non per dire che tutti abbiamo avuto ragione, ma viceversa - proprio perché ha vinto chi ha lottato contro il terrorismo - per riconoscere che l'Italia democratica ha oggi la forza per voltare pagina. Ecco, da questo punto di vista il gesto di Scalfaro mi pare segnato da una straordinaria misura. Ed è questa una delle ragioni che me lo fanno apprezzare di più".
Non è stato "timido", il Quirinale?
"No, non mi pare. Indica una strada chiarissima. Altro che timido! Ha fatto un atto di coraggio".
Perché?
"Perché si tiene lontano da misure generalizzate che potrebbero offendere la memoria di molti, ma prende di petto un problema che in sé - costituito com'è da non più di 170-180 detenuti in tutta Italia - non è esattamente un problema "emergente". E ridà forza al discorso già impostato sull'indulto, se ci si terrà alla larga dalle strumentalizzazioni e dalle generalizzazioni dei casi Sofri o Negri".
Scalfaro sembra indicare però la via del caso per caso anziché misure erga omnes...
"Certo. Ma a ben vedere, qui, gli atti di grazia raggiungono un gruppo definito di persone, e vengono annunciate insieme. E questo ci consente di lavorare a una strategia che dobbiamo sapere non breve di riconciliazione con chi quindici o venti o venticinque anni fa si armò contro l'Italia democratica. Ripeto: si tratta di meno di 200 persone. Scegliendo caso per caso le misure da prendere, come se fossero vestiti per quelle persone, è realistico che nel Duemila il nostro paese possa considerare chiusi i conti con gli anni di piombo e voltare pagina. In questo senso sì, si può fare il paragone con l'amnistia concessa da Togliatti dopo il '45...".
Anche in questo caso, però, il problema dell'amnistia si porrà, per dirla con Violante, all'indomani delle riforme. Una coincidenza ricca di opportunità...
"Escludo, per essere chiari, che il discorso sugli anni di piombo possa essere affrontato insieme a quello su Tangentopoli. Qui si discute sul piano politico di come uscire dagli strascichi di vicende che sono pienamente compiute non solo dal punto di vista storico, ma anche - e largamente - da quello giudiziario. Quelli di Tangentopoli sono viceversa fatti di un'epoca recente, probabilmente tutt'altro che conclusa e comunque ancora al centro di numerosissimi procedimenti. No, francamente non mi aspetto che queste due cose possano marciare sugli stessi binari...".