La Repubblica - 27.12.1997
Per tutti restavano pochi anni da scontare
Chi sono i sei graziati dal Quirinale
ROMA - Prima anni di clandestinità e di latitanza. Poi la fuga all'estero, il rientro in Italia, il carcere, la battaglia per cercare di uscire ed avere una vita normale. Il terrorismo degli anni di piombo è il tratto unificante nelle biografie dei sei terroristi graziati ieri dal presidente della Repubblica. A partire da Claudio Cerica, veneziano, 43 anni, identificato e arrestato a Roma nel febbraio del 1997 dopo che aveva ritrovato e restituito un portafoglio smarrito da una ragazza.
Un gesto che gli vale il titolo di "gentiluomo", ma lo porta dietro le sbarre perché deve scontare un residuo di pena di quattro anni e nove mesi per banda armata, associazione sovversiva ed eversione. Sarebbe uscito nel 2001.
La sua "storia" terroristica comincia e si sviluppa in Veneto. Per l'omicidio del dirigente del Petrolchimico di Porto Marghera Giuseppe Taliercio, fu scagionato per mancanza di indizi. Finisce in carcere per altre accuse nel 1982, esce, viene arrestato ancora in Tunisia, torna in carcere prima di scappare in Francia.
Storie ed accuse comuni agli altri "graziati". Come Paola Maturi: "infermiera" della colonna romana delle Br, 22 anni di carcere al processo Moro ter.
Attualmente in semilibertà doveva finire di scontare la pena nel 2007. Coinvolta nell'omicidio del vicequestore Sebastiano Vinci e nel rapimento del vicequestore Nicola Simone era fuggita in Francia, ma nel 1993 aveva deciso di rientrare consegnarsi.
Altri due graziati erano stati condannati nel Moro ter: Carlo Giommi e Manuela Villimburgo. Entrambi implicati in tutte le azioni delle Br romane fra il 1978 e il 1983. Il primo avrebbe finito di scontare la pena nel novembre del 2004, la seconda nel maggio del 2000.
Marinella Ventura, veneta, coinvolta negli omicidi un altro dirigente Montedison, Sergio Gori, e del vice capo della Digos Alfredo Albanese, doveva uscire dal carcere nel settembre del 2006. È stata invece graziata perché è una delle cinque ex terroriste in carcere con figli piccoli.
Diverso il caso di Giovanni Di Lellio, l'unico esponente di destra del gruppo che doveva uscire dal carcere nel febbraio del 2001. Proviene dalla malavita comune ed è stato condannato per una serie di rapine a banche e ricevitorie ippiche. Anche vecchi militanti della destra fanno fatica a inquadrare la sua figura come militante. È stato coinvolto in alcuni processi ad Avanguardia nazionale dal pentito, deceduto, Aldo Tisei. Processato insieme a militanti del movimento ed altri detenuti comuni si è visto infliggere anche il reato di associazione sovversiva.