La Repubblica - 28.12.1997
"Quelle vittime dimenticate"
Negri: soluzione a tutti i drammi degli anni di piombo
di STEFANO MARRONI
ROMA - Freddo fa freddo. Ed è umido, dopo giorni di pioggia e scirocco. Ma finisce qui, al "penale" di Rebibbia, l'arco delle sensazioni in comune con chi sta fuori, o da qualunque parte in cui sia Natale. Nell'altro braccio, nel nuovo complesso, nella bretella che si allunga lontano dalla Tiburtina, si sono messi in mente almeno di allestire un presepe. Al "penale" no, niente buoi né asinelli, né stelle né lucìne né abeti. Fa freddo e basta, nella stanza delle Acli. Dieci metri quadrati, due banchi di scuola, una macchina per il caffé.
Chissà se se ne accorgono solo i visitatori, del Natale che non c' è. Toni Negri, non sembra. E ammesso che ci abbia mai fatto caso, tutto dice che non sarà questa la volta in cui si metterà ad addobbare l'albero. Perché è al lavoro, l'ex "cattivo maestro". Legge, scrive, ragiona. Natale o no, come se non ci fosse un minuto da perdere: perché "Scalfaro - spiega - ha fatto un gesto importante, ha aperto una strada da battere subito: la strada di una soluzione politico-giudiziaria ai drammi che gli anni di piombo si sono lasciati alle spalle. Al dramma di chi ha perso un figlio o un marito, e di chi è in galera o in esilio".
Tocca nervi scoperti, il Professore. Ma mesi di carcere gli hanno fatto maturare risposte nuove, inattese. Angelo Bonelli, il verde che lo va a trovare portando i giornali che titolano sulla grazia, quasi ha pudore nel ricordargli il no secco delle famiglie dei caduti anche solo all' idea di "voltar pagina". Ma la risposta è asciutta, spiazzante: "Io ho molto rispetto per le vittime del terrorismo, per il loro dolore", ribatte Negri. "È uno scandalo che in questo paese non sia stata ancora definita alcuna forma di indennizzo, morale e fisico, per chi è stato colpito da azioni terroristiche. In Francia - prosegue agitando la fotocopia di una rivista di giurisprudenza - è in vigore fin dall' 86 una norma che assicura ai sopravvissuti le forme di assistenza più opportune, denaro, servizi, insomma quel che serve a vivere meglio: qui, niente. Ma non ci può essere soluzione politica che non sciolga questo nodo: è l' unico modo perché nel paese cresca il consenso indispensabile per far calare davvero il sipario sugli anni di piombo. Va fatta giustizia: e lo dico non tanto per me, che non ho fatto niente, ma perché non si continui a far pagare a chi ha già fatto quindici, o venti anni di carcere, colpe che a questo punto non sono più sue".
Poi parla di Scalfaro, il Professore, del gesto "ben ponderato con cui il presidente ha detto al Parlamento e alle forze politiche che il terrorismo politico non è più un problema di questo paese: ha sancito che la fase dell' emergenza è finita". Ora la palla passa ai partiti, al Parlamento. Il capo dello Stato "è stato coerente", ragiona Negri: il sì alla grazia per questi sei e il no per Sofri e Bompressi "si motiva sempre con la necessità di una soluzione politica, di un'assunzione di responsabilità collettiva per fare i conti con i fatti di sangue". Come quella che serve, suggerisce lui, per adottare una proposta lanciata dal senatore Monticone, "sgravare le pene per fatti di terrorismo dalle aggravanti scattate con le leggi speciali", insomma far tornare una rapina delle Br come una "semplice" rapina: "Basterebbe questo per far uscire molta gente - spiega il professore - come basterebbe che diventasse automatica, non discrezionale, la scarcerazione di quelli che i medici giudicano troppo malati per restare dentro".
Ma c'è una causa che a Negri sta più a cuore di altre. È la sorte dei suoi amici parigini, degli "esiliati", di quelle "centinaia di persone che vivono fuori e sono imputate magari solo di associazione sovversiva, ma se tornassero dovrebbero scontare per intero pene assurde". Ci vuole l' indulto, per loro, e il Professore sa che sarà dura: "Ma devono far sentire la loro voce, devono saperla alzare al momento giusto: per esempio quando, fatte le riforme, si porrà il problema dell' amnistia".
Bonelli storce il naso, fuori c'è un'aria pesante - spiega - c'è il rischio di un'ammucchiata generale tra anni di piombo e Tangentopoli, Pisanu già reclama il "liberi tutti". E Negri si schermisce, forse è un lampo di divertimento quello che per un attimo illumina occhi stanchi, segnati: "Mi viene un po' da sorridere...", commenta. "Bisognebbe ripartire da Platone e Aristotele: già loro dibattevano di come ridurre la corruzione pubblica... Mi pare un rischio inevitabile, quello di una commistione di piani: i problemi si porranno insieme. Certo, ci sono differenze, e la più importante è che i processi per gli anni di piombo si sono fatti e conclusi, e quelli per Tangentopoli no. Tutto sommato, si potrebbe ripartire da qui..."